Si chiama “criptografia quantistica” la nuova tecnologia, presentata nei giorni scorsi a Vienna, che renderebbe tutti i comuni telefoni a prova d’intercettazione telefonica.
La “criptografia quantistica”, così denominata perché utilizza le caratteristiche dei “quanti”, funziona con normali fibre ottiche e, ricorrendo a singole particelle di luce, sviluppa le chiavi per cifrare e, quindi, decifrare i dati trasmessi dalla rete telefonica. Entrando in contatto con la chiave di una determinata cifra si provocano modifiche a tutto il sistema, rendendo subito evidente, così, il tentativo d’intercettazione.
Questo prototipo di rete è stato messo a punto grazie ad una collaborazione internazionale, che dura dal 2004, e che ha visto la partecipazione di scienziati provenienti da 12 differenti Paesi (Austria, Svizzera, Italia, Belgio, Svezia, Francia, Germania, Danimarca, Repubblica Ceca, Canada, Gran Bretagna e Russia). Tutti, sotto la giurisdizione dell’Austria Research Center (ARC), che per questo progetto ha ricevuto sovvenzioni sia dall’Unione Europea che dalla Siemens, uno dei colossi mondiali delle telecomunicazioni.
Teoricamente, perciò, questa nuova tipologia di rete renderebbe impossibile, o quanto meno immediatamente riscontrabile, qualsiasi tipo di intrusione a scopo d’intercettazione. In realtà, l’utilizzo delle caratteristiche dei “quanti” per rilevare interferenze nel sistema esisteva già ma, fino ad oggi, era utilizzabile solo nelle conversazioni tra due soli interlocutori. Questo nuovo prototipo, che collega in fibra ottica sei punti posizionati a distanze variabili ma significative (tra i 6 e gli 85 km), estenderà le proprie potenzialità anche a reti più estese, come nel caso delle videoconferenze. (Giuseppe Colucci per NL)