“Ho l’impressione che il vertice attuale dell’Anm abbia qualche problema con il Governo”. Lo ha detto Alfredo Mantovano a ‘Sky Tg24 Mattina’ in riferimento alle polemiche seguite all’affondo di Silvio Berlusconi sulle intercettazioni. “L’Anm si e’ spostata a sinistra nel periodo intermedio tra le elezioni e la formazione del Governo, forse per dare qualche indicazione politica e – aggiunge il sottosegretario al ministero degli Interni – al Congresso e’ partita sparata dicendo che andava tutto male rispetto al pacchetto sicurezza e al decreto rifiuti. Quando vi e’ stato un confronto con un ministro che ha mostrato di conoscere i problemi del settore – ha spiegato Mantovano nel corso della rubrica ‘Un caffe’ con…’ curata da Massimo Leoni – piu’ di uno dei contestatari ha optato per il ‘forse non ci eravamo ben spiegati’. Puntiamo all’individuazione dei problemi ed alle soluzioni piu’ efficienti possibili”. Se “si segue questa strada, che e’ quella indicata anche dal ministro Alfano, credo che ci sia poco spazio per l’ideologia. Chi ha voglia di praticarla ancora e’ libero di farlo – conclude il sottosegretario – pero’ si pone su un binario diverso da quello del confronto che il Governo propone”. (AGI) – Roma, 9 giugno
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08/06/2008 – “Non ci interessano, ne’ producono risultati, le solite discussioni ideologiche, che ormai si susseguono da parecchio tempo, sulle intercettazioni”. Lo ha affermato Maurizio Lupi, vicepresidente Pdl della Camera, che ha osservato: “Il governo non vuole intralciare il lavoro della magistratura e certo non ha alcuna intenzione di lasciare a piede libero i criminali. Il suo compito e’ altresi’ quello di riportare il settore alla normalita’: le intercettazioni infatti negli ultimi anni, purtroppo, sono state usate in maniera distorta e sbagliata andando a travalicare in questo modo anche i limiti della privacy”.
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Alfano: in Italia tutti intercettati, ma non vogliamo comprimere le indagini
Tutti spiati. “Secondo un calcolo empirico la grandissima parte del Paese è intercettata” e l'”abuso” della pubblicazione sui giornali delle conversazioni telefoniche disposte dalla magistratura “è un fatto acclarato e condiviso”. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano (foto) ribadisce che il governo vuole chiudere presto sulla ‘partita’ intercettazioni.
Il testo – dice il ministro, nel corso della audizione in Commissione Giustizia alla Camera – è “aperto”, vale a dire in fase di elaborazione. Ma l’obiettivo e’ di fare in fretta: “Non escludo che il ddl possa andare nella seduta del consiglio dei ministri di venerdì”. Ma resta il ‘nodo’ politico della lista dei reati per i quali sarà possibile o meno intercettare. Corruzione e concussione saranno esclusi o no?
Alfano fa sapere che, a partire da domani, incontrerà gli alleati, la Lega Nord innanzitutto, viste le perplessità (seppure “a titolo personale”) espresse in proposto ieri dall’ex Guardasigilli Roberto Castelli.
Per ora al ministero della Giustizia i ‘tecnici’ stanno lavorando all”innesto’ del ddl Berlusconi del 2005 con quello Prodi del 2007. Su quest’ultimo si e’ lungamente soffermato Alfano, nella sua audizione, ricordando che molti divieti erano previsti gia’ da quel testo (incluso il carcere fino a tre anni per chi diffonde o viene in possesso in modo illecito di atti coperti dal segreto, oltre a un’ammenda da 10mila a 100 mila euro per i giornalisti). Di quel ddl si vorrebbe utilizzare – secondo quanto si e’ appreso in serata da fonti di via Arenula – il limite temporale della durata delle intercettazioni (probabilmente tre mesi), mentre al momento di punterebbe a circoscrivere la praticabilità alla lista dei reati più gravi indicata da Berlusconi (tra cui mafia e terrorismo). Anche se non si esclude la possibilità di innalzare il tetto della pena edittale (ora fissato a cinque anni) anziché adottare il criterio della lista dei reati.
“Nessuno vuole arginare l’azione della magistratura o comprimere le indagini, ma – premette Alfano in Commissione Giustizia – e’ accaduto spesso che il codice sia stato violato” senza alcuna conseguenza. Eppure tutti – aggiunge – insistono sulla necessità di difendere la Privacy e di ridurre i costi delle intercettazioni, la cui spesa e’ aumentata del 50% dal 2003 al 2006.
Per non parlare degli ‘obiettivi’: nel 2007 gli ‘spiati’ sono stati circa 125mila, ma se si considera che “le persone intercettate fanno o ricevono mediamente 30 telefonate al giorno, si arriva a tre milioni. E – ragiona Alfano – se si moltiplica per un il numero ‘n’ di giorni di intercettazioni, probabilmente e’ intercettata una grandissima parte del nostro Paese”.
L’aspettativa sul ddl e’ alta e le polemiche infuriano. Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, stigmatizza “la disinvoltura con la quale si vuole affrontare la materia delle intercettazioni che va ridimensionata”, quindi “prima di azzuffarci c’e’ bisogno di conoscere il contenuto del provvedimento”. Ma a bocciare l’impianto del governo e’ sin da ora il mondo dell’informazione, con il presidente della Fieg, Boris Biancheri, che avverte: “Limitare le intercettazioni alle indagini relative a reati di terrorismo e criminalità organizzata non mi sembra affatto una buona idea. Un sequestro di persona o la corruzione di un pubblico ufficiale che non hanno connessioni con mafia o camorra non sono meno gravi per questo”.