Roma – L’Italia è la patria delle intercettazioni in Europa, una pratica spesso essenziale per il lavoro dell’autorità giudiziaria sebbene stigmatizzata da più parti come troppo estesa e non sempre giustificata. Soprattutto è un’attività che negli ultimi quattro anni è costata allo Stato la bellezza di 1,3 miliardi di euro.
I conti li ha fatti il ministro della Giustizia Clemente Mastella che ha annunciato un investimento di 20 milioni di euro per riorganizzare e razionalizzare l’intero sistema delle intercettazioni sulle comunicazioni degli italiani.
Secondo Mastella è ormai “ineludibile una concorde azione del Governo per modificare sostanzialmente le prestazioni obbligatorie dei gestori di telefonia e correggere, anche per il passato, evidenti distorsioni nei meccanismi e nei risultati di spesa”. Come noto, le intercettazioni richiedono risorse agli operatori di telefonia e connettività che vengono compensati in modo diverso a seconda degli interventi. Costi esagerati, secondo Mastella, dovuti ad una pratica “non centralizzata e del tutto irrazionale, assolutamente non governata nello scorso quinquennio dall’amministrazione centrale”.
A preoccupare però gli operatori, già più volte in prima linea nel denunciare gli elevati costi delle operazioni di intercettazione, è proprio la revisione dei compensi, che nel progetto di Mastella dovranno scendere ed essere fissati ad un tetto massimo. “La base di costo fissata con i gestori di telefonia obbligati per legge a fornire prestazioni” – ha dichiarato – “dovrà essere rivista”.
I 20 milioni di euro serviranno quindi per adeguare le postazioni di lavoro e riorganizzare locali e unità operative allo scopo di ottenere proprio 20 milioni di euro di risparmi all’anno. Il tutto è compreso in un disegno di legge di iniziativa governativa che prevede, tra l’altro, la diminuzione drastica dei centri di ascolto, destinati a passare dagli attuali 166 ai futuri 26.
A pesare è anche il noleggio degli apparati che vengono utilizzati per le intercettazioni e che oggi vengono adoperati su base circoscrizionale, con costi che variano moltissimo, secondo Mastella, da sede a sede. La riorganizzazione dei centri di ascolto su base distrettuale e l’acquisto di apparati dovrebbe conseguentemente ridurre questi costi.
“Ciò che mi sembra cruciale – ha anche dichiarato il Guardasigilli – è che vengano pienamente tutelati la sovranità e il pieno controllo dell’autorità giudiziaria sul dato investigativo, garantendo concretamente l’accessibilità ad uno strumento di indagine insostituibile nelle indagini più complesse e delicate”.