da FNSI.it
”Fermatevi e riflettete”. È questo ”l’accorato appello” agli uomini dei media rivolto oggi dal presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti durante il discorso per la consueta relazione annuale dell’Autorità al Parlamento. Per Pizzetti, che rilancia un tema già affrontato ieri dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò nella relazione annuale, ci sono ”troppi processi mediatici, troppa commistione fra realtà e reality”.
Si riferisce ai talk show ”basati su fatti ed episodi della politica, della vita sociale, delle relazioni interpersonali, che mettono in piazza, nei moderni fori telematici, vicende spesso anche privatissime”. Così a suo avviso ”questa non è informazione, non è trasparenza, non è un servizio che si fa all’opinione pubblica e alla democrazia. Non è giusto, in nome di una trasparenza che diventa prima di tutto spettacolo, e talvolta persino morbosità, invocare la legittimità di ogni invasione nella sfera più intima delle persone”.
Per questo il Garante ”chiede al Parlamento, e specificamente ai presidenti delle due Camere, misure opportune per evitare che nelle interrogazioni e nelle interpellanze pubblicate in rete dopo anni, siano riportati dati e fatti che, utili per il dibattito parlamentare di allora, possono però continuare a ledere gravemente le persone citate”. (ANSA)
Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale, ed il Segretario Generale, Franco Siddi, comunicano:
“Ha ragione Pizzetti quando lamenta un vero e proprio corto circuito tra giustizia, informazione e diritto alla privacy. Il problema, infatti, è trovare un nuovo e più avanzato equilibrio, su tutti questi aspetti, a garanzia di diritti e ragioni che trovano fondamento nella nostra carta costituzionale.
Nello specifico, per ciò che riguarda l’informazione e i giornalisti, quanto affermato dal Garante, relativamente al riconoscimento costituzionale di un diritto di cronaca da esercitare senza raggiri e nella considerazione dell’interesse della pubblica opinione a conoscere, noi siamo pronti a considerare tutto ciò come il fondamento di ogni iniziativa volta a migliorare norme già esistenti a difesa della persona.
Pizzetti indica come soddisfacente l’idea della pubblicazione dei provvedimenti che censurano possibili comportamenti non corretti dell’informazione in violazione delle norme della privacy. Bene, ma così affermando, conferma che il problema sollevato riguarda gli strumenti di verifica e non, come si evince dal testo del ddl sulle intercettazioni presentato dal governo, una vera e propria ingiustificata censura del diritto di cronaca. Anche noi siamo d’accordo sulla non pubblicabilità di testi di intercettazioni riguardanti fatti irrilevanti per la cronaca e legati alla sfera strettamente privata. La sfida vera, infatti, dovrebbe essere quella di liberare l’informazione da assurdi e minacciosi vincoli guardando, semmai, più al fenomeno della poco chiara disponibilità del materiale intercettato che a un antidemocratico pretesto per mettere la mordacchia ai giornalisti”.
PIZZETTI, SU INTERCETTAZIONI ANOMALIA ITALIANA
”Troppo frequentemente in questi anni le informazioni raccolte durante le indagini sono state oggetto di pubblicazione e di diffusione al di fuori dei processi. Fenomeno questo che, nella misura e nei modi in cui in molti casi è avvenuto, ha costituito e costituisce indubbiamente una anomalia tutta italiana”. Lo dice il presidente del Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti nella sua relazione annuale al Parlamento parlando della pubblicazione delle intercettazioni.
Fenomeno che avviene in ”un Paese che vuole tutto sapere e tutto conoscere, ma nel quale è purtroppo tuttora irrisolto il cortocircuito tra le ragioni della giustizia, dell’informazione e della tutela della riservatezza”.
Secondo Pizzetti le intercettazioni ”oltre che uno strumento di indagine cono anche una delle forme più invasive della nostra sfera personale. Infatti esse incidono pesantemente su quella libertà di comunicazione che l’art. 15 della nostra Costituzione considera un diritto fondamentale, comprimibile solo con atto motivato dell’autorità giudiziaria e con le garanzie stabilite dalla legge”. Non dà giudizi sul numero di intercettazioni ma sottolinea: ”anche se in Italia vi fosse un’unica intercettazione, quella sola intercettazione dovrebbe comunque essere protetta e tutelata”.
Sottolinea Pizzetti che ”l’eventuale pubblicazione del loro contenuto da parte dei media trova fondamento esclusivamente nel diritto, parimenti costituzionalmente garantito, di cronaca e di informazione. Questo significa – aggiunge – che si devono sempre pienamente rispettare le regole del codice deontologico dei giornalisti; che le informazioni non devono essere raccolte illegittimamente o con raggiri; che il giornalista deve valutare sempre se sussiste un effettivo interesse della pubblica opinione a conoscere; che occorre sempre aver cura di salvaguardare la dignità delle persone; che le persone pubbliche hanno sì una tutela attenuata ma hanno comunque diritto al rispetto della loro vita strettamente privata”.
Il presidente rinnova ”l’appello a che il disegno di legge sulle intercettazioni sia completato prevedendo l’obbligo di adottare specifiche misure tecniche rigorose di protezione, da
definire in collaborazione con il Garante. Al Ministro della Giustizia – conclude – chiediamo di dare agli uffici giudiziari le risorse necessarie a proteggere i dati dei cittadini. Per questo auspichiamo vivamente che gli eventuali risparmi derivanti dalla riduzione delle intercettazioni siano destinati in modo vincolato ad innalzare le misure di protezione”. (ANSA)