Il quotidiano Libero ha pubblicato oggi, sull’argomento intercettazioni, la lettera inviata dal grande picconatore Cossiga (foto) al presidente della Repubblica, che raccoglie gli umori di una parte di un paese sfiancato e diffidente verso certa magistratura politicizzata ed invasiva.
Signor Presidente,
mi permetto di scriverLe questa lettera aperta, da ex-capo dello Stato a Capo dello Stato in carica: e so bene quanto siano limitati i poteri del cosiddetto Supremo Magistrato della Repubblica, anche e soprattutto nella sua funzione – ormai soltanto, per dirla alla francese “di tribuna e messaggio”. Le scrivo rivolgendomi soprattutto al presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, oltre che all’ex-presidente della Camera dei Deputati.
Ho già avuto modo di esprimere al Senato, al termine del dibattito sulla fiducia, nella mia dichiarazione di voto a favore del Governo berlusconi (pur esternando espresse riserve anche con parole molto dure nei confronti del nuovo ministro dell’Interno), la mia scarsa, per non dire quasi nulla, approvazione dei provvedimenti adottati o proposti dal Governo in materia di sicurezza: e di conseguenza, da liberale, da cristiano e da anti-razzista, mi accingo a votare contro di essi con una dura dichiarazione.
Ma da democratico che crede nella sovranità popolare e nella sua massima espressione, cioè il Parlamento, sovrano legale dello Stato democratico per mandato del Popolo che ne è il sovrano reale (e di cui è legittima emanazione il Governo che di esso abbia la fiducia), non posso che condannare la presa di posizione espressa dall’Associazione Nazionale dei Magistrati. Quest’ultima è infatti intervenuta contro i contenuti di questi provvedimenti, e ora anche contro le limitazioni che nel suo prossimo disegno di legge l’Esecutivo intende disporre della facoltà da parte dell’autorità giudiziaria di disporre intercettazioni, telefoniche e ambientali, nei confronti dei cittadini.
Da “liberale”, sono per la più ampia libertà di associazione e per la più ampia libertà di critica, libertà senza a quale non vi può essere un regime di libertà. L’Associazione Nazionale Magistrati non è però un’associazione di citttadini qualunque: essa è quell’associazione – ormai divetata per debolezza delle istituzioni democratiche e della politica una potente lobby politico-sindacale di carattere quasi eversivo -, che raccoglie giudici e pubblici ministeri, cioè coloro che in pratica dicono, al di là e anche al di fuori della volontà del Parlamento, che cosa sia legge e che cosa legge non sia. Addirittura, decidono in pratica quasi ciò che sia giusto e giusto non sia, spesso dilettandosi a riscrivere la storia, dettare giudizi morali e politici, e perfino osando trasferire gli stessi in aberranti richieste, ordinanze e sentenze.
Essi costituiscono nell’esercizio e per l’esercizio delle loro funzioni un “ordine indipendente”, ma non un “potere”, perchè essi non sono espressione della sovranità popolare come il Parlamento e il Governo. Cosa che ebbe giustamente e saggiamente a riconoscere all’Assemblea Costituente il “grande leader” del Partito Comunista Italiano, onorevole Palmiro Togliatti, opponendosi a che la magistratura fosse definita un “potere”, perchè potere è solo ciò che emana dal popolo sovrano.
A ben vedere infatti, si tratta, secondo il nostro ordinamento, di una categoria speciale di funzionari dello Stato, nominati per concorso – concorso che spesso è soltanto una forma di cooptazione familiare o clientelare. Siamo di fronte a una categoria molto ben pagata e in buona parte con assai poca voglia di lavorare e di rendere giustizia ai cittadini, cosa che risponderebbe alle proprie funzioni, e invece carichi di molta e disordinata voglia di fare politica!
Che direbbe mai Lei, signor Presidente della Repubblica, che direbbero il Parlamento e il Governo, se domani l’associaizione die diplomatici prendesse posizione, in una pubblica assemblea, contro la linea di politica estera del governo, e pretendesse di dettarne una propria, anche contro la volontà del Governo e dello stesso Parlamento? Allo stesso modo, cosa direbbero se i sindacati delle forze di polizia e il Cocer dei Carabinieri facessero altrettanto in materia di politica di ordine pubblico, e poi un’associazione di generali e ammiragli e il Cocer delle Forze Armate condannassero la politica della Difesa nazionale voluta da Parlamento e Governo, o volessero dettarne una propria?
Per quanto attiene alle intercettazioni, Lei certo sa che in Inghilterra e nel Galles, nella Scozia e nell’Irlanda del Nord, parti del Regno Unito ma con sistemi legali e giudiziari diversi (nei quali verrebbe considerato un attentato al principio del “giusto processo secondo il diritto” la commistione tra giudici e pubblici ministeri), le intercettazioni sono considerate una grave, ma talvolta necessaria intrusione nella sfera di libertà e di privacy del cittadino. Bene, per questo motivo in questi sistemi esse possono essere disposte esclusivamente da una autorità che direttamente o indirettamente ne risponda democraticamente. Ad esempio, in Inghilterra e nel Galles, dall’Home Secretary, cioè dal ministro dell’Interno.