”Ho visto Fini, bisogna accelerare sulle intercettazioni e per farlo” serve un’intesa tra Berlusconi e il Colle, perché ”se il presidente della Repubblica non firma, siamo fregati”.
Così il leader del Carroccio Umberto Bossi al termine di un incontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini. E a chi gli chiede se il problema è più Fini o il Quirinale il Senatur replica: ”Il problema possono essere tutti, ma secondo me tutti avranno l’interesse a non far casino. Se si va testa a bassa non risolvi le cose, se invece si tratta, si parla e si risolvono le cose. A me pare di vedere la via e la soluzione”, assicura Bossi. Intanto chi ha avuto modo di sentire Fini riferisce che il vertice di Montecitorio ha invitato ad abbassare i toni, in attesa di segnali concreti dalle parti di palazzo Grazioli chiedendo ai suoi un low profile dopo le ultime polemiche sul ddl intercettazioni. Le cose stanno andando bene, avrebbe confidato il presidente della Camera, che è uscito soddisfatto dal faccia a faccia con Bossi. Anche le dichiarazioni alla stampa del leader della Lega al termine del colloquio, riferiscono i finiani, vanno nella direzione giusta, visto che ora spetta al Cavaliere trovare la soluzione che venga incontro alle richieste del Quirinale. Gli uomini più vicini all’ex leader di An fanno sapere che non sono disposti a cedere di un millimetro su tre punti (la questione delle intercettazioni ambientali, il quantum delle sanzioni contro gli editori, l’entità della proroga) e confidano in modifiche al testo del ddl approdato alla Camera. Una prospettiva ‘ufficializzata’ dalla relazione di Giulia Bongiorno in commissione Giustizia. Servono ”approfondimenti e modifiche” ha spiegato la presidente della Commissione aprendo l’iter del ddl intercettazioni a Montecitorio. ”Questo è un testo che nei vari passaggi è stato sempre migliorato” e ”se troviamo spazi per ulteriori miglioramenti, questo sarebbe il mio auspicio”, ha rimarcato Bongiorno. Pasquale Viespoli, senatore del Pdl e finiano doc coglie segnali di buona volontà: "Quando si recupera un sottofondo di cultura politica e anche partitica – sottolinea il sottosegretario al Lavoro – è più agevole trovare le soluzioni. Sul ddl intercettazioni, è pacifico che se, alla luce delle considerazioni emerse in più sedi in questi giorni, si ritengono possibili e utili ulteriori modifiche, è ovvio che ci dovrà essere un passaggio politico nell’Ufficio di presidenza del partito. L’importante è non alimentare artificialmente le ragioni della contrapposizione rispetto a quelle del confronto nel partito". Intanto il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli si mostra ottimista: ”Ci sono tutti i presupposti perché la legge sulle intercettazioni sia approvata entro l’estate”. ”La Camera deciderà il calendario dei lavori, penso ci siano i tempi per approvare la legge prima delle vacanze estive. Una settimana in più o in meno non cambia molto. Il problema è legato ai lavori della Camera, dove ci sono tre provvedimenti che hanno la stessa valenza: la conversione del decreto sulla manovra, la legge sull’università e quella sulle intercettazioni. Ci sono comunque tutti i presupposti – ha concluso Matteoli – per approvarla prima dell’estate”. ”Sulle intercettazioni Bossi non tiri il presidente della Repubblica per la giacca – afferma la deputata del Pd e coordinatrice delle commissioni istituzionali di Montecitorio, Sesa Amici – La nostra Costituzione non contempla consensi preventivi e questo continuo chiamare in causa il presidente della Repubblica appare finalizzato unicamente a nascondere le difficoltà del governo e della maggioranza, che dovrebbero, invece, prendersi le proprie responsabilità”. (Adnkronos)