Intercettazioni: Berlusconi, è un disegno di legge atteso

”Da quasi tutti i cittadini, una democrazia non e’ tale se non viene tutelato il diritto alla privacy: c’e’ stata una degenerazione di questo sistema di indagine”


ASCA

Napoli, 11 giu – Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi annunciando la presentazione, nel prossimo Consiglio dei ministri, del provvedimento che limita il ricorso alle intercettazioni telefoniche.

Berlusconi ricorda le cifre gia’ anticipate dal ministro Alfano che riguardano il numero delle persone attualmente intercettate nel paese: in Italia i target sono 125 mila, contro i 1.700 degli Stati Uniti con una popolazione quattro volte la nostra” quindi, per Berlusconi, non e’ vero che se ne facciano il meno possibile e annuncia che saranno permesse solo per le indagini che riguardano reati con pene edittali dai 10 anni in su. ”Questo segnala la regola europea che e’ in vigore in una democrazia avanzata come l’Austria”. ”Per questo – prosegue Berlusconi – tutte le intercettazioni che riguardano reati che prevedono pene al di sotto dei 10 anni devono essere interrotte”. Il premier ricorda che tali pene vengono previste per mafia, camorra, ‘ndrangheta, terrorismo internazionale ”e basta”.

Le intercettazioni potranno essere effettuate per un periodo limitato, spiega ancora il premier, e il permesso dovra’ arrivare da un collegio composto da tre giudici”.

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ANSA

INTERCETTAZIONI, GOVERNO PRECISA: NESSUN DECRETO, SARA’ DDL

ROMA – Dal ‘segreto’ al ‘giallo’. Da un testo blindatissimo di cui tutti parlano, ma che quasi nessuno conosce, si è arrivati, per quasi due ore, al ‘mistero’: il testo che punta a riformare il sistema delle intercettazioni in Italia sarà un disegno di legge o un decreto? Si sono chiesti nel primo pomeriggio esponenti di maggioranza ed opposizione prima che Silvio Berlusconi chiarisse “l’equivoco”, “l’errore materiale” che ha provocato il disguido, un banale refuso, ha spiegato parlando a Napoli. Dunque niente decreto, rimane il disegno di legge. Ma, giallo o no, la maggioranza, sul tema del giorno, sembra non avre trovato ancora l’accordo definitivo, tanto che il leader della Lega Umberto Bossi in serata riunisce i suoi e avverte che sulle intercettazioni non c’é accordo. Diversi sono i ‘nodi’ da sciogliere prima di mettere a punto il provvedimento, come quello su quali reati rendere ‘intercettabili’. Il Cavaliere afferma che potranno essere intercettabili solo quelli per i quali ci sono condanne dai 10 anni in su. Escludendo così la corruzione. Ma la Lega, spiega il ministro dell’Interno Roberto Maroni, non è d’accordo: le intercettazioni potranno essere ordinate per tutti i reati contro la Pubblica Amministrazione, compresa la corruzione, a prescindere dalle pene previste.

GIALLO O REFUSO? – Fino alle 14 non ci sono dubbi: il testo del governo sarà un disegno di legge. E il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo lo conferma nell’Aula della Camera. A gettare lo scompiglio è l’ordine del giorno del Cdm pubblicato sul sito del governo verso le 15.35. Sulle intercettazioni, vi si legge, sarà presentato un “decreto legge”. Del ddl nessuna traccia. I ministri ‘intercettati’ a Montecitorio dai cronisti cadono dalle nuvole. Sandro Bondi risponde che non parlerà mai di nulla in questa legislatura che non riguardi “i beni Culturali”. Mentre Franco Frattini replica: “Perché decreto? Bella domanda vorrei saperlo anch’io”. L’unico possibilista è Ignazio La Russa: “Non so niente, ma potrebbe anche essere un decreto”. Roberto Calderoli liquida i curiosi e ammette: “Mi date una notizia, non ne so nulla”. L’opposizione invece protesta. “Non mi sembra materia da decreto, non vi vedo nessuna urgenza”, osserva il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia. “Mi piacerebbe sapere qual è il processo che deve essere bloccato” è invece il giudizio del leader dell’Idv Antonio Di Pietro. Questo, aggiunge, “é un blitz!”. Anche il leader Udc Pier Ferdinando Casini spara a zero e parla di “idea malsana”. Mentre dal Quirinale arriva una precisazione: il Capo dello Stato ieri, quando ha fatto riferimento alla questione, ha parlato di ddl e non di decreto. Come a dire che difficilmente ci sarebbe un via libera di Napolitano. Nel giro di qualche minuto e a due ore di distanza dalla pubblicazione dell’odg del Cdm, il premier avverte: “C’é stato un mero errore materiale”, “é un refuso”, il testo sarà un ddl e non un decreto. “Macché refuso! – tuona Di Pietro – ci hanno provato, ma sono stati beccati con le mani nella marmellata!”. Alla Camera infatti circolano voci secondo le quali l’idea del governo sarebbe stata quella di fare subito un Dl per vietare la pubblicazione delle intercettazioni (l’art.1 del ddl Mastella) forse per bloccare qualcosa che sta per arrivare, come ipotizza Di Pietro. E inserire il resto della riforma in un ddl.

CORRUZIONE SI’ O NO? – Il premier non ha dubbi: se i reati hanno pene inferiori ai 10 anni non si potranno ‘intercettare’. Maroni però dice no e chiede di fare un’eccezione per i reati contro la Pubblica Amministrazione. Bossi annuncia che non c’é accordo. Mentre il Pd, con Tenaglia e il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, non condivide: no ad altre limitazioni. Quella che c’é e che riguarda i reati con condanne fino ai 5 anni va benissimo e non si tocca. Sulla corruzione si deve poter indagare senza restrizioni.

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ASCA

INTERCETTAZIONI: FINOCCHIARO, DAL GOVERNO PRESSAPOCHISMO E CONFUSIONE

Roma, 11 giu – ”Prima l’annuncio del decreto, poi lo stupore di Castelli, infine l’ennesima smentita del Presidente del Consiglio, dopo una puntualizzazione del Quirinale. Mi sembra ci siano molto pressapochismo e confusione nei comportamenti del governo in materia di intercettazioni. Si tratta di un tema che va affrontato con molta attenzione ed equilibrio”. Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.

”Non avremmo compreso le ragioni di necessita’ e di urgenza per un decreto legge sulle intercettazioni e dunque non avremmo condiviso in alcun modo questa decisione del governo. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano -sottolinea Anna Finocchiaro- era stato molto chiaro nel sostenere la necessita’ di un confronto serio e approfondito tra maggioranza e opposizione che giungesse a duna soluzione condivisa. Un decreto legge sulle intercettazioni sarebbe stata l’ennesima porta in faccia di questa maggioranza all’opposizione, in linea con quanto sta avvenendo sulla sicurezza. Noi vogliamo affrontare una discussione seria, nel merito, convinti che non servono nuove regole ma che non si possono limitare le intercettazioni a un catalogo dei reati e che l’esigenza di utilizzare lo strumento delle intercettazioni puo’ nascere in qualsiasi ambito di indagine.

Si tratta dunque di una materia delicata -conclude la Finocchiaro- che non puo’ certo costituire argomento di un decreto legge. Ci auguriamo che in Parlamento si possa affrontare una discussione senza forzature”.

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ASCA

DA NAPOLI DUE GIALLI SU INTERCETTAZIONI E PSE (IL PUNTO)

Roma, 11 giu – Napoli e’ diventata per un giorno la capitale dei problemi che assillano il governo e il Pd, principale partito di opposizione. Silvio Berlusconi, che ha promesso una presenza costante nella citta’ campana per risolvere l’emergenza rifiuti, e’ giunto in mattinata con il sottosegretario Guido Bertolaso e il portavoce del governo Paolo Bonaiuti. Piu’ o meno alla stessa ora e’ arrivato Walter Veltroni, atteso dalla riunione del Partito del socialismo europeo (Pse) che a Napoli sta discutendo in questi giorni di politiche economiche e di Mediterraneo.

Per Berlusconi, primo incontro con il cardinale Sepe, poi quello in prefettura con il presidente della Corte d’appello di Napoli Raffaele Numeroso e il procuratore generale Vincenzo Galgano, dopo le polemiche dei giorni scorsi rispetto alle norme del decreto varato dal governo che in un articolo prevede un accentramento di competenza presso la Procura generale del tribunale di Napoli per quel che riguarda i procedimenti giudiziari relativi ai rifiuti e all’ambiente.

Subito dopo, la riunione che e’ servita al passaggio di consegne tra il commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Gianni De Gennaro (oggi era il suo ultimo giorno di lavoro) e il sottosegretario Guido Bertolaso. C’e’ stato anche il tempo per sciogliere da Napoli il ‘giallo’ che riguardava il testo sulle norme relative alle intercettazioni su cui sta lavorando il governo. L’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di venerdi’ prossimo reca il varo di un ‘decreto legge’ in materia di intercettazioni, notizia che coglieva di sorpresa la sala stampa di Montecitorio ma anche molti deputati della maggioranza. La correzione favorevole a un ‘disegno di legge’ – come del resto era stato chiesto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nei giorni scorsi – arrivava direttamente nel corso della conferenza stampa che il premier ha tenuto a Napoli. Le sue sono state parole precise: il governo discutera’ di un disegno di legge.

Svista, errore o ripensamento? Qualcuno non esclude un intervento dal ‘Colle’ per riportare la materia in un ddl.

Di tutt’altra natura gli impegni a Napoli di Walter Veltroni. Il segretario del Pd era atteso con ansia dalla riunione dei parlamentari europei in corso da ieri nel capoluogo campano, dove e’ tornato ad affrontare il tema della collocazione europea del suo partito. Non potendo sciogliere una volta per tutte l’ambiguo rapporto tra Pd e Pse a causa dell’opposizione degli esponenti della ex Margherita (a iniziare da Francesco Rutelli), Veltroni ha preferito illustrare le ragioni del suo partito. Occorre – ha detto – che la famiglia del socialismo europeo non si limiti ad allargare i suoi confini, ma lavori a una vera e profonda innovazione che coinvolga tutte le forze del campo riformista europeo e mondiale. Quindi, ha concluso, quello del Pd non e’ un caso anomalo nel contesto delle forze progressiste europee ma piuttosto un’esperienza battistrada che con i suoi tratti originali puo’ servire a invertire la rotta che negli ultimi anni vede prevalere, con poche eccezioni, nelle competizioni elettorali coalizioni di centrodestra a livello europeo.

Questo ragionamento non ha convinto i rappresentanti del Pse. Martin Schulz, capogruppo socialista nel Parlamento di Bruxelles, che gia’ nei giorni scorsi aveva segnalato come i problemi della politica italiana non possono essere risolti su scala europea, pur apprezzando il ragionamento di Veltroni, ha ricordato come in Europa sia impossibile allargare il fronte progressista puntando per esempio all’alleanza o alla convergenza tra socialisti e liberali (su questo punto ha fatto l’esempio della Germania, dove i liberali non hanno rapporti con i socialdemocratici).

E’ indubbiamente difficile pretendere che le contraddizioni del Pd possano sciogliersi su scala europea.

Veltroni ha anche messo le mani avanti: tornare indietro, dando vita a una semplice federazione tra Ds e Margherita, sarebbe una cocente sconfitta. Un aiuto al segretario del Pd e’ pero’ venuto questa mattina da Lapo Pistelli, parlamentare europeo, responsabile esteri del partito, proveniente dalla Margherita. In una intervista al quotidiano ‘Europa’, ha precisato che il Pse e’ disposto a una ampia discontinuita’ su nome, simbolo e programma per arrivare a un accordo con il Pd.

Da Napoli, pero’, le cose non sembrerebbero stare proprio come le ha descritte Pistelli. Schulz ha ripetuto la sua posizione: piu’ che ribattezzare il Pse in ‘partito dei socialisti e progressisti europei’, non si puo’.

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