Intercettazioni. Approvato ddl, conseguenza abuso di certa magistratura requirente e giornalismo da spiaggia di strumento in sè lecito

Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge sulle intercettazioni. Il provvedimento, approvato all’unanimità, vieta le intercettazioni per reati, le cui pene sono inferiori a 10 anni


ANSA.it

Via libera all’unanimità del Consiglio dei ministri, “in un clima di grandissima concordia”, al disegno di legge che regola le intercettazioni. Ad esporre il provvedimento in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che parla di un sistema che “era degenerato, con la privacy dei cittadini troppe volte violata”. Il testo, spiega Alfano, limita a 3 mesi la durata delle intercettazioni, eleva a 10 anni la soglia punitiva oltre la quale è prevista l’intercettabilità, con una deroga per reati contro la pubblica amministrazione che prevedono una pena non inferiore nel massimo a 5 anni, per i reati di mafia, terrorismo ed in “tutti quelli di grandissimo allarme sociale”. Ci sarà inoltre la valutazione di un organo collegiale, di un tribunale e non di un singolo soggetto, per decidere l’autorizzazione ad intercettare. Si stabilisce infine l’inutilizzabilità delle intercettazioni prese in un procedimento nel corso di un altro processo. Capitolo pene: i giornalisti che pubblicano intercettazioni coperte da segreto rischiano da uno a tre anni di carcere.
Ma ovviamente, precisa il Guardasigilli, “non si tratta di pene che possano comportare la custodia in carcere”. Le norme valgono per il futuro, non per i procedimenti in corso. Ora dalle Camere, prosegue il ministro, “ci attendiamo un contributo propositivo e costruttivo. Molte norme – ricorda – sono coerenti con la filosofia del ddl Mastella”. Il provvedimento, inoltre, sottolinea, “risponde alla prerogativa che la Costituzione assegna ai cittadini relativamente alla difesa della propria privacy ed ha la piena copertura europea, perché anche la Convenzione europea per i diritti dell’uomo, nel riconoscere l’inviolabilità diritto privacy, fissa requisiti per garantirne la protezione”. Il ddl, secondo Alfano, non creerà problemi ai magistrati. “Sono convinto – spiega – che nell’enfatizzare in modo eccessivo il rilievo delle intercettazioni si fa un torto alla magistratura. Non credo sia corretto dire che i magistrati stiano sempre con le cuffie alle orecchie per ascoltare e da lì avviino le indagini. La magistratura potrà continuare a fare il proprio lavoro con efficacia con la conseguenza positiva per i cittadini che vedranno tutelata loro privacy”.

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Anm lancia allarme: ‘fuori’ reati gravissimi

ROMA – I vertici dell’Anm rispettano “le scelte della politica”, ma a proposito del ddl intercettazioni lanciano l’allarme: “con le nuove norme questo importante strumento investigativo non potrà più essere usato per reati di grave allarme sociale come il furto in appartamento, la rapina, lo sfruttamento della prostituzione, il sequestro non a scopo estorsivo, come ad esempio la zingarella che rapisce un bambino…”. Il giorno stesso dell’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge sulle intercettazioni, una delegazione dell’Anm guidata dal presidente Luca Palamara, dal segretario Giuseppe Cascini e dal vice segretario Anna Canepa viene ricevuta dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Lo scopo è quello di illustrare alla terza carica dello Stato le linee di intervento e le priorità che la magistratura indica per risolvere i gravi problemi del mondo giudiziario, ma visto che la questione intercettazioni è di estrema attualità, un commento anche sul ddl del governo non poteva mancare.
“Grande rispetto per le scelte della politica – spiega Palamara ai cronisti lasciando lo studio del presidente della Camera – Da parte nostra, infatti, arriveranno solo osservazioni. Ma rivendichiamo l’importanza e l’indispensabilità delle intercettazioni che sono state insostituibili nelle indagini su gravi reati come quelli che si compiono in contesti omertosi”. “E’ ovvio – aggiunge Palamara – che noi vogliamo l’uso e non l’abuso delle intercettazioni. Pertanto deve essere dovere del magistrato che non vengano pubblicate”. Pertanto condivide che vengano previste pene consistenti (5 anni) anche per gli operatori della giustizia che divulgano atti e documenti di cui sia vietata la pubblicazione. Ma il ddl, così come è stato approvato dal Cdm (“per quello che si conosce del testo”), rende impossibile ricorrere alle intercettazioni in indagini su reati “di grave allarme sociale come, ad esempio, la rapina; il furto in appartamento; il sequestro non a scopo estorsivo, come il caso della zingarella che rapisce una bambina; lo sfruttamento della prostituzione” a meno che, sottolinea Anna Canepa, non si ricorra sempre all’iper-imputazione ipotizzando cioé, accanto a questi reati, la fattispecie dell’associazione per delinquere. In più in molti Tribunali, osserva Cascini, non ci sono abbastanza magistrati per creare quei collegi di giudici necessari ad autorizzare le intercettazioni. Ma non sono neanche sufficienti, incalza Anna Canepa, i tre mesi fissati dal ddl come termine massimo di durata delle intercettazioni. “Sono riuscita a far arrestare grossissimi trafficanti di droga solo dopo un anno di ascolti” spiega la vice-segretaria dell’Anm. Tre mesi improrogabili, sono tutti d’accordo, sono davvero troppo pochi.(ANSA).

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Blog.Panorama.it

È inoltre prevista una deroga per i reati contro la pubblica amministrazione e le intercettazioni da parte della magistratura non potranno durare più di 3 mesi e dovranno essere decise da un tribunale, non da un singolo soggetto.
Durante la conferenza stampa che si è svolta al termine del Cdm a palazzo Chigi il ministro della Giustizia, Angelino Alfano ha spiegato la ratio del disegno di legge: “Il sistema delle intercettazioni era degenerato e il nostro provvedimento risponde a quanto prevede la Costituzione italiana all’articolo 15 e ha piena copertura europea in merito alla Convenzione dei diritti dell’uomo”.
Poi il Guardagilli è entrato nel merito spiegando alcune tecnicalità del ddl che ora passa all’esame del Parlamento – da cui lo stesso Alfano ha detto di aspettarsi contributi migliorativi – : “Le intercettazioni sono inutilizzabili se attinte in riferimento ad un processo nel corso di un altro processo. E saranno applicabili solo per il futuro e non per i procedimenti in corso. Quindi – ha detto perentorio il ministro della Giustizia – non c’è nessuna retroattività”. E ancora: “Le intercettazioni saranno sempre possibili nei reati di mafia, di terrorismo, per quelli che prevedono l’ergastolo e per tutti i reati di grande allarme sociale”.
Quindi rispondendo al leader dell’opposizione, Walter Veltroni, che riteneva le intercettazioni non fossero una priorità del Paese, Alfano ha spiegato: “Infatti sulle priorità, come la sicurezza, i rifiuti e le tasche dei cittadini siamo già intervenuti anche per decreto. Questo disegno di legge è coerente con quanto detto in campagna elettorale e con quanto previsto dal programma del Pdl e poi – ha aggiunto il Guardasigilli – si ispira alla filosofia del ddl Mastella pur non prevedendo le stesse sanzioni”.
Ma Alfano – proseguendo nella sua ottica di buoni rapporti con la magistratura ha anche spiegato che le toghe non devono avere paura di questo disegno di legge. “Perché non devono lavorare solo con le cuffie…”. Alfano ha detto durante la conferenza stampa “Enfatizzando il ruolo eccessivo delle intercettazioni si fa un torto alla magistratura. Che invece gode di mezzi ampi nel codice: non hanno bisogno della cuffia alle orecchie. Si possono servire di tutti gli elementi del codice. E i cittadini avranno la bella conseguenza che avranno tutelata la loro sicurezza e la loro privacy”. Infine nel ddl sono previste pene da 1 a 3 anni per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni.

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