Prevista la responsabilità amministrativa per la pubblicazione delle informazioni dei procedimenti penali
Con un recentissimo disegno di legge, l’Unione delle camere penali, guidate da Oreste Dominioni, ha proposto di infliggere una sanzione amministrativa agli editori che pubblicano notizie attinenti ai procedimenti penali di interesse pubblico. In particolare, a prescindere dalla responsabilità penale in capo al giornalista e/o al direttore responsabile, gli editori, qualora il disegno di legge in parola venisse approvato, verrebbero condannati al pagamento di una sanzione amministrativa per la pubblicazione o l’utilizzo illecito di informazioni relative ai procedimenti penali. Tuttavia, a parte la questione concernente il labile confine tra esercizio del diritto di cronaca e privacy, prima di raggiungere una stesura completa della disciplina in cantiere, sarà necessario trovare un accordo relativamente alle sanzioni ed ai soggetti cui applicarle. Infatti, da un lato la Federazione nazionale della stampa è schierata contro l’inasprimento delle sanzioni previste per i giornalisti, mentre, dall’altro lato, i penalisti mirano alla redazione, da parte delle case editrici, di protocolli interni per l’utilizzo di informazioni sensibili, facendo leva sull’organizzazione dei giornali e sulla scriminante prevista per le società che abbiano adottato tutte le accortezze affinché il reato non si consumi. In aggiunta a quanto appena detto, i penalisti sono dell’idea di introdurre un’ipotesi di reato aggravato se dalla pubblicazione o dall’utilizzo illecito delle informazioni si sia tratto profitto. Ancora, l’Ucp contesta il fatto che ai difensori non sarebbe concessa l’acquisizione dei verbali delle intercettazioni fino all’udienza preliminare e comunque previa autorizzazione del pm, dal momento che ciò determinerebbe la violazione del diritto di difesa. A settembre, la commissione giustizia del senato riprenderà l’esame del disegno di legge di cui trattasi, e ci si chiede se farà o meno tesoro della recente decisione assunta dal Corte europea dei diritti dell’uomo, la quale ha condannato la Francia per aver introdotto una disciplina troppo restrittiva del diritto di cronaca. (D.A. per NL)