Si discute in questi giorni della proposta di adeguare i livelli di emissione elettromagnetica in Italia ai valori europei, passando dall’attuale valore di 6 V/m a 61 V/m (che si dice sia la media europea, ma vedremo se questo corrisponde effettivamente al vero). Adeguamento che è uno dei punti cardine del piano 5G di Vittorio Colao e che ha visto un momentaneo stop a livello politico. Ma di cosa si tratta?
Le radiazioni elettromagnetiche
Si parla qui di radiazioni elettromagnetiche ad alta frequenza (superiori ai 50Hz della frequenza della rete elettrica). Per misurarle si usano apparati standardizzati piuttosto diffusi.
Le formula che descrivono questi campi sono piuttosto complesse: proviamo qui ad esporle in modo semplificato.
Componenti
Il campo elettromagnetico contiene due componenti: quella elettrica (E) e quella magnetica (M), la cui relazione si esprime in densità di potenza (D). Per misurare le radiazioni a queste frequenze si prende normalmente in considerazione solo la componente E, espressa in V/m, ovvero volt per metro.
Cosa significa 1 V/m
Un campo di 1 V/m si misura ove esiste una differenza di potenziale di 1 Volt tra due punti distanti 1 metro.
Intensità e distanza
L’intensità della componente E nelle brevi distanze diminuisce linearmente con la distanza dal trasmettitore: dunque se ad una determinata distanza dal trasmettitore stesso misuriamo i famosi 6 V/m, aumentando di 10 volte la distanza avremo un campo ridotto di un fattore 10.
Dove si misura?
La misurazione del campo è normalmente effettuata “nel punto più vicino accessibile alla popolazione con possibilità di stazionamento oltre le 4 ore”, spesso l’appartamento di qualche fortunato che risieda all’ultimo piano dell’immobile più vicino al punto di emissione e ricezione della rete cellulare (BTS).
Spazio-Tempo
Importante anche considerare il fattore tempo: poiché queste emissioni vengono assorbite per unità di tempo, restare per 10 ore in una posizione esposta a 6 V/m corrisponde a restare un’ora in una posizione esposta a 60 V/m.
Rapporto Potenza/campo
La generazione dei campi elettromagnetici segue invece una legge quadratica: una BTS che genera un campo di 6 V/m con una potenza di 20W avrebbe teoricamente bisogno di 2KW per generare un campo di 60V/m.
Il nostro cellulare
2 KW di fronte al mio balcone? Grande preoccupazione dunque per i valori voluti da Colao. Ma è giustificata? Nelle comunicazioni cellulari si tende a parlare (oltre che ad ascoltare); dunque anche i nostri smartphone trasmettono. E la nostra distanza dall’antenna di emissione è irrisoria, misurabile spesso in millimetri
Facciamo un conto
I cellulari di vecchia generazione (1995) emettevano potenze fino a 5W, mentre oggi lo standard impone una potenza massima pari a 2W. Misurando a pochi centimetri, ad esempio in corrispondenza dell’orecchio dell’utilizzatore, questo corrisponde a 40 V/m circa.
Telefonate Brevi
Verrebbe da dire, come si leggeva una volta nei locali pubblici: Per cortesia TELEFONATE BREVI.
Effetti sugli organismi viventi…
In ogni caso dobbiamo considerare l’effetto sugli organismi viventi dell’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche: un tema molto controverso. L’esposizione al campo elettromagnetico genera calore (proporzionale a intensità e frequenza dell’emissione), calore dovuto al movimento delle molecole nel nostro corpo, lo stesso meccanismo utilizzato nei forni a micro onde.
…. ed effetti secondari
Ebbene sono gli effetti secondari di questo riscaldamento ad essere eventualmente dannosi e fonte della divergenza di opinioni.
Studi contrastanti
Quali sono questi effetti? Esistono innumerevoli studi, che dimostrano tesi opposte. Spesso inserendo quanti più paroloni rispettabili nel mix, con il risultato di rendere la situazione il più oscura possibile (cfr. questo rapporto dell’Unione Europea, dove fa il suo debutto in società lo “SCENIHR”).
Due osservazioni
Per parte nostra faremo due osservazioni. La prima è che spesso gli studi cercano una correlazione tra esposizione a radiazioni elettromagnetiche e problemi a lungo termine sulla salute umana. Ma l’operazione non è affatto semplice (visto che siamo esposti a innumerevoli altri fattori, dal cibo OGM all’aumento delle temperature medie del pianeta, passando per il fumo passivo).
Tasso decessi per tumori
La seconda osservazione è che la telefonia cellulare è divenuta un fenomeno di massa in Italia nel 1995, con l’avvento del GSM (e I famosi cellulari da 5W). Si parla di 27 anni fa: quale è stata la percentuale di incremento di morti per tumore al cervello in questi 25 anni?
Dati ISTAT
Consultando la relativa tabella ISTAT vediamo come siamo passati da un tasso di 274.2 morti per tumore su 100.000 abitanti nel 1994 a 291.5 nel 2013: dimostrata la correlazione?
Forse no: anche prendendo i 20 anni precedenti il valore è cresciuto, esattamente da 199.7 nel 1974 ai nostri 274.2 nel 1994.
A voler ben guardare, l’aumento percentuale del tasso di morti per tumore era il 37.4% nel ventennio 1974-1994, mentre è stato solo del 6.3% nel ventennio del GSM.
Spuriois Correlations
Improbabile che l’esposizione alle radiazioni dei cellulari possa aver fatto scendere il tasso di morte per tumore: molto più probabilmente metodi di prevenzione e cura della malattia e stili di vita sono progrediti in modo importante. Rendendo impossibile trovare una risposta nei numeri al nostro quesito.
Il rischio
Il rischio resta sempre quello: generare falsi positivi (o falsi negativi) ipotizzando che correlazione implichi causalità. Come nel grafico qui sopra dove si dimostra che l’aumento delle vendite di iPhone ha causato un aumento di morti dovuti a scivolate nel salire le scale di casa.
I limiti
Vediamo infine quali sono i limiti di esposizione nei vari paesi europei.
Come da sana tradizione, I limiti di esposizione variano per ciascun paese (e in alcuni casi varia anche l’unità di misura). In generale possiamo osservare come i limiti siano gli stessi o simili in tutte le bande di frequenza analizzate (800/900 MHz, 1800 MHz, 2600Mhz ecc.) e come l’Italia sia leader nelle restrizioni, differendo significativamente dai dati raccomandati da ICNIRP.
Effetto cumulativo
Sappiamo che il 5G utilizza anche nuove bande di frequenza, ad esempio la 3.7 GHz (che precedentemente non era utilizzata) o anche la banda 700MHz. E il punto è questo: se si installano gli apparati 5G nelle stesse postazioni già utilizzate da quelli esistenti (e non si spengono le vecchie reti) si aumenta la quantità aggregata di radiazioni, rendendo impossibile restare sotto i 6V/m e dunque attivare il 5G (come pare accada ad esempio in piazza Duomo a Milano).
Conclusioni
Esiste un’impossibilità oggettiva di ottenere contemporaneamente 1) una efficiente rete 5G; 2) il rispetto dei 6 V/m e 3) la peace of mind della popolazione ostile a nuove postazioni cellulari.
Qualcosa deve essere sacrificato e forse dovrebbe proprio essere il punto numero 3. Perché se riusciamo ad imporre alle telco di restare nei 6 V/m lasciandole però contemporaneamente libere di installare nuove postazioni in modo estensivo, otterremo senza dubbio un’esposizione minore alle radiazioni. Quelle che forse male neppure ne fanno. (M.H.B. per NL)