In Inghilterra, così come in Italia, i quiz a premi con telefonate in diretta da parte del pubblico, hanno fatto la storia della televisione. Già, ma non solo ne hanno fatto la storia, ne hanno anche fatto la fortuna. Per lo meno oltremanica. E’ stato scoperto, negli ultimi mesi, un giro d’affari da milioni di sterline, a danno degli ignari telespettatori, i quali non solo passavano interi pomeriggi in linea telefonica, nella speranza di poter partecipare ad un quiz televisivo e magari vincere un viaggio esotico o un set di pentole, ma venivano puntualmente raggirati dai produttori di queste trasmissioni. Telefonate dichiarate al costo di 50 centesimi che in realtà costavano molto di più, programmi in diretta che invece non lo erano; ma ciò che è più grave, vincitori inesistenti o già decisi prima della trasmissione: una truffa milionaria, in pratica, ai danni di tutta quell’amplissima fascia di popolazione dedita alla fruizione dei telequiz. A scoprire la magagna è stata, casualmente, una vecchina, Lilly Cooper, la quale, ricevuta la telefonata da parte di Channel 4 che la indicava come sicura concorrente, ha visto invece i presentatori del programma incoraggiare gli altri spettatori a telefonare per assicurarsi il posto della signora Cooper. Una volta andata in onda, la signora Cooper, con il candore di una nonnina, ha domandato il perché di quel disguido, lasciando senza parole i due storici (ed adorati dal pubblico, per così dire, “medio”) presentatori della trasmissione “You say, we pay”. Apriti cielo. Dopo questa rivelazione quasi involontaria, infatti, è partita un’inchiesta che si è allargata a macchia d’olio, comprendendo anche altre emittenti televisive, finanche la Bbc, e costringendo Itv a chiudere il proprio canale satellitare dedicato ai quiz. Sono stati sentiti tutti dai pubblici ministeri: volti noti del piccolo schermo e produttori televisivi. L’accusa è di truffa aggravata ai danni di centinaia di migliaia di cittadini. (Giuseppe Colucci per NL)