Il primo marzo 2010 verrà ricordato a lungo come una giornata funesta per l’informazione di questo Paese. Pensavamo d’esserci abituati a tutto ma, come sempre accade, al peggio non c’è mai fine.
E scava e scava si scopre che casi tra loro assolutamente scollegati hanno finito per rincorrere all’unisono lo stesso triste obiettivo: l’abbruttimento dell’informazione italiana. Dalle pagine di questo periodico – così come da quelle di tutti gli organi informativi di questo Paese – si è già parlato della decisione del CdA Rai di interrompere la trasmissione dei talk show politici per non turbare la par condicio in vista delle elezioni regionali. Sempre nella giornata di ieri, poi, è stato approvato il cosiddetto decreto Romani che, in disaccordo col sentire comune che parlava di pericolo scampato per il web, gli esperti definiscono comunque molto rischioso poichè tenderebbe a disincentivare il cosiddetto web 2.0, ossia il file sharing, il caricamento e la condivisione online di video. La terza puntata di questo lunedì nero, infine, l’ha messa in scena La7, con la cancellazione dal palinsesto della puntata de L’Infedele di Gad Lerner (foto), che il giornalista avrebbe dovuto dedicare al caso di Telecom Sparkle, “una delle frodi più colossali mai poste in essere nella storia nazionale”, come l’ha definita il gip Aldo Morgigni. Telecom Sparkle è una controllata di Telecom Italia che, come si sa, è l’editore di riferimento dell’emittente. Meglio, quindi, un bel film. Per lunedì sera, Gad Lerner aveva preparato una puntata sull’inchiesta, condotta dalla Direzione Antimafia di Roma, dai Ros e dalla Guardia di Finanza, che aveva portato a cinquantasei ordini di custodia cautelare tra i rappresentanti e i manager delle aziende Fastweb e Telecom Sparkle, per una maxitruffa collegata ad una rete di riciclaggio di denaro che avrebbe fruttato circa 2 miliardi di euro. L’inchiesta, basata sul sodalizio criminale che ruotava attorno all’imprenditore Gennaro Mobkel (un passato di relazioni con la banda della Magliana), si era ramificata sino a riguardare i rapporti tra il dimissionario senatore del Pdl Nicola Di Girolamo con la malavita calabrese. Insomma, tanta carne al fuoco che un giornalista liberale come Gad Lerner intendeva indagare, con l’ausilio degli ospiti – già decisi e contattati – Nicola Gratteri, Francesco Micheli, Massimo Mucchetti, Cecilia Guerra, Vittorio Malaguti, Ugo Maria Tassinari, Ugo Bertone. E invece no. Con una lettera personale al conduttore de L’Infedele, l’amministratore delegato di Telecom Italia Media, Giovanni Stella, chiedeva al “caro Gad” il rinvio a data da destinarsi (oppure no) della trasmissione “al fine di non turbare in alcun modo le delicate indagini giudiziarie in corso e le eventuali misure cautelari al vaglio delle competenti Autorità Giudiziarie in relazione alla vicenda della società Telecom Italia Sparkle S.p.A.”. Di contro, Lerner rispondeva con un’altra missiva in cui segnalava di mantenere “il dissenso già manifestato”. “Ritengo che la trasmissione dell’Infedele da noi concordata secondo le procedure aziendali, e già pubblicizzata, – si legge nelle poche righe scritte da Lerner – non avrebbe turbato nè le indagini nè le decisioni che competono alla magistratura. Avrebbe informato e approfondito, come da otto anni usa L’Infedele anche su vicende riguardanti Telecom Italia e come spero torni a fare dopo lo spiacevole salto di una puntata. Ti ringrazio comunque per la fiducia manifestatami e la stima reciproca che ci lega”. Ad ogni modo, stima reciproca tra i due a parte, la puntata de L’Infedele non è andata in onda, su La7 è stato trasmesso il film U-Boot 96, che ha ottenuto un miserrimo 1,74% di share, e Lerner s’è andato a consolare con un’ospitata dalla Dandini, che non fa mai male. (G.M. per NL)