Dopo perquisizioni a casa di tre cronisti, il magistrato di Caltanissetta è accusato dal Gip di avere fornito informazioni riservate su un’inchiesta di mafia.
Per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, il 3 luglio il procuratore aggiunto di Caltanissetta Domenico Gozzo è stato rinviato a giudizio dal giudice per le indagini preliminari di Catania, Oscar Biondi. Il provvedimento nasce da un’inchiesta aperta dopo che, lo scorso ottobre, i giornalisti Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza del Fatto Quotidiano e Riccardo Lo Verso del sito di informazione Live Sicilia avevano pubblicato la notizia di un’indagine della procura di Caltanissetta su alcuni colloqui in carcere di Totò Riina, in cui il boss avrebbe ipotizzato attentati contro alcuni magistrati siciliani. Dopo la pubblicazione della notizia, la procura di Catania aveva aperto un’inchiesta contro ignoti per violazione di segreto d’ufficio, con l’aggravante del favoreggiamento mafioso. Nell’ambito delle indagini, le case dei tre giornalisti palermitani erano state perquisite il 12 ottobre 2013. Forti critiche erano state espresse da Assostampa, Unci e Ordine nazionale dei giornalisti. “Contro la perquisizione abbiamo fatto ricorso alla Corte europea – dice a Ossigeno il giornalista del Fatto, Lo Bianco – perché la vicenda è gravissima. Già la Cassazione ha annullato il sequestro dei materiali al collega Consolato Minniti, sostenendo che il luogo di lavoro e di dimora dei giornalisti sono costituzionalmente protetti”. Dalle analisi su personal computer, smartphone, hard disk e agende dei tre giornalisti, gli inquirenti hanno individuato la fonte dei cronisti nel procuratore Gozzo, che ora rischia anche l’apertura di un procedimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. (Ossigeno per l’informazione)