Adolf Hitler aveva ben chiaro il concetto di fake: “Più grande è la menzogna più grandi sono le probabilità che venga creduta”, spiegava al suo staff ed in particolare a Paul Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Terzo Reich, ma, soprattutto, giornalista.
Diversi studi di psicologia cognitiva dimostrano infatti che siamo naturalmente portati a non verificare ciò che sentiamo o leggiamo, nemmeno confrontandolo inconsciamente con ciò che conosciamo.
E questo comportamento, nell’epoca della codificazione della fake news, può divenire decisamente pericoloso.
Tecnicamente le “Fake News” (le “Notizie fasulle”, per dirla alla nostrana) sono articoli contenenti informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con l’intento di acchiappare visualizzazioni, ma anche di disinformare o diffondere bufale (con le finalità più varie) attraverso i media. Prendendo in considerazione gli ultimi cinque anni (secondo un’indagine svolta da Google Trends, strumento che permette di conoscere la frequenza di ricerca sul web di una determinata parola o frase) si nota come le interrogazioni al motore di ricerca con il termine «fake news» siano diventate ricorrenti nell’ottobre del 2016, per poi avere il loro “Boom conoscitivo” nel mese successivo e mantenersi ad alti livelli fino a oggi.
Secondo gli scienziati, quello di chi sente per la prima volta una notizia è un comportamento innato: siamo difatti portati a credere a tutto perché in fondo la maggior parte delle informazioni che leggiamo o ascoltiamo sono veritiere o, almeno, lo sono in gran parte. Diversi studi lo confermano: generalmente elaboriamo ogni informazione che proviene dall’esterno come se fosse vera, e solo con un ulteriore sforzo la classifichiamo, eventualmente, come falsa. Ma allora come si può evitare di essere ingannati dalle bufale? Tanto per cominciare, bisogna essere dei veri esperti della materia; se non lo si è, i ricercatori suggeriscono come unica arma di difesa il fact checking professionale: mettere cioè in discussione tutto ciò che non si conosce con sicurezza e verificarlo in maniera meticolosa con l’aiuto di fonti affidabili. Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente. Peraltro, lo spirito critico da solo non basta: occorre affidarsi ad esperti che possano garantire la qualità delle informazioni in cui ci imbattiamo, soprattutto sui social network.
La stessa Facebook sta avviando in Francia un progetto pilota di fact checking con la collaborazione di AFP, una delle più grandi agenzie di stampa al mondo. Gli esperti di AFP valuteranno le foto e i video pubblicati su Facebook con l’obiettivo di smascherare bufale in grado di influenzare la percezione delle notizie da parte dell’opinione pubblica. Come raccomanda l’esperto di strategia aziendale e comunicazione d’impresa Andrea Fontana, “Bisogna che tutti noi ci addestriamo alla fatica dell’analisi delle fonti e della verifica multipla delle notizie. Se non lo facciamo, saremo sempre vittime di una bolla conoscitiva falsata in mezzo a troppe informazioni contraddittorie”. (E.L. per NL)