Le informazioni on line viaggiano incontrollate: non importa accertarne l’attendibilità. Tutto diventa scoop, anche se fasullo.
“Gli scritti restano” celebra l’antico motto latino. L’espressione è valida ai nostri giorni come non mai. Il web e il mondo di internet hanno trasformato radicalmente il modo di fare informazione e, se un tempo eravamo portati a ritenere vere soltanto le notizie diffuse su carta stampata, oggi ci fidiamo ciecamente di informazioni più o meno veritiere trovate sui siti on line. Le notizie spesso vengono pubblicate con facilità, ancor prima di averne verificato l’attendibilità: l’importanza del controllo delle fonti cede così il passo alla corsa per accaparrarsi l’anteprima. E qualora l’anteprima e lo scoop non si trovassero facilmente? Nessun problema: si ricorrerebbe al mondo della fantasia e dell’immaginazione. Fantasia che ha portato addirittura alla nascita di finti giornali on line che consentono di pubblicare notizie fasulle, che circolano liberamente acquistando credibilità. Questo accade perché gli utenti accetterebbero passivamente le informazioni, piuttosto che compiere un tentativo di messa in discussione: l’accettazione collettiva si baserebbe, dunque, su un rifiuto di operare smentite o ricerche critiche che approfondiscano le fonti informative. Ma a che pro lanciare notizie false? Oltre al possibile divertimento, quale sarebbe il motivo scatenante della creazione di queste vere e proprie “bufale”? La natura della risposta a questi interrogativi potrebbe essere una sola: commerciale. È noto infatti che il valore di molti siti venga quantificato in base al numero di visitatori: il diffondere scoop e notizie di grande effetto pertanto attirerebbe nella trappola “seguaci” che non farebbero altro che incrementare il successo economico di un blog, un portale o un social network. La rivoluzione scatenata dal web sta via via assumendo dimensioni incontrollabili e, data la facilità di pubblicazione delle notizie, si prefigura come un fenomeno di cambiamento sociale di grande portata. Se ciò che viene stampato si consegna direttamente alla storia, se tutto quello che viene pubblicato sui giornali cartacei può essere controllato e verificato dai posteri, cosa accade invece al mondo del web? Il tribunale inquisitoriale ha smesso da secoli di censurare e mettere all’Indice gli scritti: ma è giusto che noi utenti non utilizziamo dei filtri critici che spingano alla ricerca di fonti attendibili per verificare le notizie che ogni giorno entrano nelle nostre vite? (V.R. per NL)