Il fascino del web colpisce ogni giorno milioni di lettori, che preferiscono la comodità di una lettura veloce e gratuita in sostituzione al tradizionale, talvolta anche ingombrante, quotidiano cartaceo. Utenti e internauti leggono a colpi di click, saltando da un sito d’informazione all’altro, passando per domini di testate ufficiali, piccoli periodici telematici e blog di utenti comuni, forse più esperti della media, ma comunque privi della competenza di un vero giornalista. Internet è facile, semplice, veloce, apparentemente pieno di nuove notizie e sintesi, ma il suo successo non sarebbe tanto riconosciuto se la vecchia stampa avesse smesso di lavorare (anche per lui). Un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti certifica come il 70% della popolazione preferisca accedere ad informazioni e notizie sul web, ma senza conoscere la vera natura delle fonti che, attualmente, è ancora proveniente dal cartaceo. E se il fenomeno può apparentemente mostrare il lato pigro dei lettori, deve altrettanto preoccupare sullo stato del lavoro di editori e giornalisti, la cui fatica e creatività non viene ripagata. Anzi, oltre il danno, la beffa: i professionisti dell’informazione, non solo non vengono ragionevolmente compensati per gli sforzi fatti, ma permettono di ingrassare (economicamente) a tutti quei siti web che sfruttano gli stessi loro articoli per divulgare news in formato gratuito, riuscendo così ad aumentare la dose di pubblicità sul proprio sito web. Si tratta di un fenomeno piuttosto irragionevole, che in passato ha già obbligato Google (il primo nella lista dei fatidici nemici dell’Informazione) ha prendere provvedimenti contro le accuse della stampa, stanca di vedere le proprie notizie pubblicate (o anche solo “linkate”) nell’apposita sezione di news, senza diritto e soprattutto senza compenso. Non c’è dubbio sul fatto che le case editrici debbano essere pronte alla sfida giornalistica del web, ma è pur vero che regolare contenuti e fonti è doveroso. Fieg (Federazione editori giornali italiani) denuncia internet, come colpevole di aver creato un contesto assai complesso e disastroso dove l’internauta sarebbe stato erroneamente convinto di poter fruire dell’informazione sempre e comunque in modo “free”. E proseguendo, la stessa Federazione si chiede come sia possibile che il pubblico sia facilmente propenso a spendere centinaia di euro per apparecchi come tv e telefonini, attraverso i quali poi raggiungono l’informazione, ma non pochi euro per acquistare la carta stampata. (Marco Menoncello per NL)