In Italia il 19% degli utenti usa il suo smartphone come mezzo principale per accedere alle news online, l’8% invece preferisce il tablet: i numeri sono in continua crescita.
Lo sottolinea l’ultimo rapporto annuale del Reuters Institute, l’istituto per lo studio del giornalismo dell’Università di Oxford: la ricerca “Digital News Report”, che ha coinvolto oltre all’Italia altri nove paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Spagna, Germania, Danimarca, Finlandia, Giappone e Brasile), ha confermato lo spostamento degli utenti verso i dispositivi mobile, con conseguente calo dell’accesso ai siti di informazione tramite pc. Un’ondata di innovazione digitale quindi, cominciata lo scorso anno e destinata a prendere piede spazzando via le relazioni tra i media tradizionali e i propri lettori-spettatori. La nuova sfida ha spinto molti editori a stare al passo coi tempi e a introdurre forme di pagamento per i propri contenuti online (il prossimo a operare in questa direzione nel nostro paese sarà il Corriere della Sera): il 23% degli italiani intervistati ha dichiarato di essere pronto a pagare in futuro per le notizie sul web, mentre per ora gli utenti paganti restano stabili all’11% nella media dei paesi (13% in Italia). Questi numeri risultano un chiaro segnale del fatto che ormai internet sia diventato uno strumento irrinunciabile e indispensabile per l’informazione in tempo reale: basti pensare che il 37% degli intervistati accede alle news online da smartphone settimanalmente (gli italiani sono passati dal 25% dello scorso anno, all’attuale 36%), e il 20% utilizza i tablet, percentuale che scende a quota 18% nella nostra penisola (era ferma al 14% nel 2013). Se non è scontato che gli utenti facciano uso esclusivo dei due dispositivi per accedere alle news (affiancandoli ai più comuni pc), la ricerca del Reuters Institute ha sottolineato che per il 19% degli italiani il cellulare risulta l’unico mezzo principe per l’informazione, seguito dal tablet fermo all’8%: dati da non sottovalutare – anche se possono sembrare non molto elevati – perché riferiti principalmente alla fascia d’età 18-24 anni, ossia i lettori-spettatori di domani (come si legge dalle pagine di Italia Oggi in un articolo di venerdì 13 giugno, “non capire i ragazzi di oggi, significa non avere pubblico in futuro”). Cambiamento, innovazione, tecnologia che passino per l’approvazione e l’apprezzamento dei giovani: questa sembra essere la chiave del successo per i siti di informazione online e non a caso i social network risultano canali gettonatissimi per tenersi informati. Nel dettaglio, Facebook gioca la parte del leone: in Italia il 57% degli intervistati lo utilizza ogni settimana per le notizie, seguito al secondo posto da YouTube (15%), molto amato dagli italiani, e da Twitter, che vola basso registrando solamente il 10%. Le statistiche possono però trarre in inganno. Approfondendo l’analisi, si nota infatti che anche se meno usato in senso assoluto, il social network dei cinguettii risulta assai più forte dei concorrenti per quanto riguarda il coinvolgimento dei lettori: chi twitta è più facile che legga effettivamente gli articoli linkati e retwittati, non limitandosi solo a uno sguardo superficiale come avviene altrove. Prospettive rosee poi per Whatsapp: l’applicazione di messaggistica diventerà sempre più uno strumento di informazione e gli editori si appresteranno ad avviare canali di dialogo con gli utenti (il 6% del campione di 18.000 intervistati in dieci nazioni ha dichiarato di usarlo almeno una volta alla settimana per le notizie). In ogni caso in Italia – per ora, ma c’è da scommettere che la situazione potrebbe presto trasformarsi – le audience nel campo dell’informazione vanno soprattutto ai siti dei quotidiani nazionali, che raggiungono il 67% degli utenti di news, seguiti dai broadcaster e dagli operatori digitali puri. (V.R. per NL)