Richiama comprensione, in queste ultime settimane, il nostro Presidente del Consiglio. Pensare a questo uomo sulla settantina che per anni si è battuto per dare un’immagine di sé solida ed accattivante, per raggiungere picchi di gradimento bulgari.
Che ha infiammato le folle coi suoi discorsi da pop star più che da uomo politico. Stimola affetto, oggi, perché non passa giorno senza che una sua frase, un suo commento, un incauto intervento di uno dei suoi adepti, non provochi un putiferio, un pandemonio di dimensioni bibliche. Certo, un po’ lo si deve a questa sorta di nuova primavera del giornalismo italiano, questo risveglio di dignità che una parte della stampa di casa nostra (non certo quella grossa fetta che la famiglia del Presidente controlla, direttamente o indirettamente) sta avendo. Verrebbe quasi da esserne orgogliosi se non fosse che il terreno sul quale la battaglia si sta combattendo è un terreno certo fertile, ma comunque di bassa statura, popolare, piazzaiolo: il mero gossip. Ma forse è questa la maniera più intelligente per fare scacco matto al re, il quale invece continua a proteggersi con forza sui terreni seri e a lui più cari, come quello giudiziario. Ad ogni modo, si diceva, a Berlusconi non ne va più bene una da quando Ezio Mauro ha fatto partire la sua crociata, provocando una pandemia informativa che non ha risparmiato certo i media internazionali (i quali non avevano mai risparmiato critiche severissime al leader della maggioranza). Una delle ultime uscite infelici era stata quella in cui il Premier, durante un’assemblea dei giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure, lo scorso 1 giugno, aveva incitato gli industriali, davanti agli occhi increduli e strabuzzati dell’uditorio, a non investire in pubblicità sui presunti media “catastrofisti”. “E’ masochista chi dà la pubblicità ai media che, a furia di parlare di crisi, diventano essi stessi fattori di crisi”, alludendo a tutti quegli organi d’informazione rei di fare notizia, sottolineando lo stato pietoso in cui versa la nostra economia. Ma lo strale era anche, indirettamente, diretto ai media del Gruppo L’Espresso, accusati di tessere una “trama eversiva” contro di lui, così abituato, d’altronde, ad essere idolatrato e “coperto” in modo complice dal mondo dell’informazione. L’informazione che Berlusconi avrebbe in mente dovrebbe probabilmente soprassedere sulle notizie che testimoniano la crisi economica in cui stiamo versando, dovrebbe sorvolare quando la statura morale dei governanti viene messa in discussione, dovrebbe semplicemente puntare il dito contro i classici obiettivi facili: rom, extracomunitari, stupri e quant’altro. Puntando sulla tecnica del “tutto va bene, madama la marchesa” in campo economico, lavorativo e politico. Ad ogni modo, le frasi di Berlusconi hanno scatenato le ire della Federazione della stampa, che non gliele ha mandate a dire. “L’onorevole Berlusconi risparmi i suoi strali per gli avversari politici e lasci stare giornali e giornalisti, se non vuol passare per il Fanfani del 2000”, l’ha duramente apostrofato da Sassari, il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi. “Nessuno a ragione – ha detto – può giustificare attacchi così pesanti ai giornali e inviti al boicottaggio pubblicitario di quelle testate che per lui sono considerate scomode. Non si capisce perchè Berlusconi – ha continuato Siddi – insista a confondere gli avversari politici, alle cui critiche non risponde, attaccando continuamente i giornali e giornalisti per l’unica colpa (per lui ovviamente) di esercitare con autonomia e libertà la propria funzione ed il proprio mestiere”. In realtà, il nostro, gli attacchi non li ha risparmiati nemmeno agli avversari politici. Diciamo che la teoria cospiratoria nei suoi confronti è ormai un classico. Per anni, e tuttora non hanno perso il proprio posto in cima ai suoi pensieri mattutini, sono stati i magistrati il suo pallino, le cosiddette “toghe rosse”. Per non parlare dei comunisti, della stampa estera, del suo ex amico Murdoch; tutti, chi prima chi poi, hanno ordito trame malvagie contro Arcore. Ora ci si è messa anche la stampa di casa sua. Tornando a Siddi, nel suo intervento al centro giovanile Poliss, a Sassari, ha continuato, dicendo: “Stiamo arrivando ad una crisi morale molto brutta. Considerare i giornali un pericolo, alla lunga – la storia lo ha già dimostrato – significa comunque andare alla sconfitta che non vorremmo ci fosse per il paese”. Anche il Presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha commentato le frasi sconcertanti del Premier sui media “catastrofisti”. “Il Presidente del Consiglio dimostra una volta di più il suo disprezzo per il ruolo che l’informazione svolge in una società democratica. – ha detto Natale – Invita spudoratamente gli imprenditori a togliere pubblicità ai media “catastrofisti”, parla di “minacciare” e di “chiudere la bocca”. Il padrone di casa del prossimo G8 non conosce i più elementari valori liberali. Il suo governo parla di riforma dell’editoria, ma la prima riforma da fare è impedire che un premier possa incitare allo strangolamento di alcuni giornali”. La stampa, quindi, perlomeno nella sua componente sindacale, non molla il colpo. (Giuseppe Colucci per NL)