Secondo ultimo rapporto della Commissione Ue sullo sviluppo digitale Desi gli italiani non solo leggono pochi giornali cartacei, le cui vendite sono sempre piu’ in calo, ma si informano poco anche su internet.
La relazione rileva i progressi compiuti dagli Stati membri in termini di digitalizzazione ed e’ strutturata in 5 capitoli: connettività, capitale umano, uso dei servizi internet, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali.
In tutti e 5 i parametri valutati, l’Italia si posiziona al 25° posto fra i 28 Stati membri della Ue. Nel corso dell’ultimo anno ha fatto registrare nel complesso un miglioramento, pur se la sua posizione nella classifica e’ rimasta invariata.
L’integrazione delle tecnologie digitali e i servizi pubblici digitali rappresentano i principali catalizzatori del progresso digitale a livello nazionale.
Un altro segnale positivo e’ offerto dalle prestazioni in termini di copertura delle reti NGA, che appaiono in fase di recupero (dal 23º posto del 2016 al 13º del 2017).
Come negli anni precedenti, la sfida principale e’ rappresentata dalla carenza di competenze digitali: benché il governo italiano abbia adottato alcuni provvedimenti al riguardo, si tratta di misure che appaiono ancora insufficienti. Le conseguenze risultano penalizzanti per la performance degli indicatori inerenti tutti e cinque gli aspetti considerati: diffusione della banda larga mobile, numero di utenti Internet, utilizzo di servizi online, attività di vendita online da parte delle PMI e numero di utenti eGovernment. Le prestazioni dell’Italia si collocano all’interno del gruppo di paesi dai risultati inferiori alla media.
Gli italiani non sono riusciti a fare progressi nella classifica riguardante l’utilizzo di Internet, confermandosi al penultimo posto in classifica.
L’utilizzo di servizi online come shopping online, eBanking e social network ha segnato un lieve aumento. In Italia, la lettura delle notizie online si colloca al di sotto della media UE probabilmente come conseguenza del crescente utilizzo di servizi a pagamento da parte dei media italiani. L’utilizzo di chiamate e videochiamate ha subito un incremento, sia pure ad un ritmo ridotto rispetto al resto della UE.
Con un punteggio complessivo in termini di competitività pari a 52, l’Italia si piazza al 26º posto fra gli Stati membri dell’UE, retrocedendo di un posto rispetto al 2017.
Benché la percentuale di copertura fissa sia rimasta invariata attestandosi a quota 99%, un valore leggermente superiore alla media UE (97%), gli italiani hanno visto un ulteriore significativo incremento della copertura della banda larga veloce (NGA), che e’ passata dal 72 all’87%, superando dunque la media UE (80%).
Per quanto riguarda invece la banda larga ultraveloce (100 Mbps e oltre) l’Italia appare ancora in ritardo (con una percentuale pari ad appena il 22% in confronto a una media UE del 58%) piazzandosi al 27º posto, in fondo alla classifica.
Per quanto riguarda la percentuale degli abbonamenti alla banda larga veloce ha evidenziato lo scorso anno un netto incremento, passando dal 7% del 2016 al 12% del 2017, quella di utilizzo di Internet veloce rimane ridotta in termini assoluti e relativi e l’Italia si riconferma al 26 º posto nell’UE.
Grazie a un crescente livello di concorrenza a livello infrastrutturale e a una combinazione di investimenti a carattere sia privato che pubblico, gli italiani stanno registrando un significativo miglioramento sul fronte dell’installazione di reti di accesso in fibra ottica di nuova generazione (NGA), in conformità agli obiettivi previsti dall’Agenda digitale della Commissione Europea.
Sul fronte del capitale umano, l’Italia e’ retrocessa di un posto, scivolando ulteriormente verso il fondo classifica. La percentuale di utenti Internet e’ rimasta stabile sia in termini assoluti che dal punto di vista della classifica. Il numero di specialisti TLC ha registrato un lieve incremento passando dal 2,5 al 2, 6 %, mentre la percentuale di laureati in discipline scientifiche, tecnologiche e matematiche (STEM) ha subito una flessione, attestandosi a quota 1,3% nella fascia 20-29 anni.
Durante lo scorso anno, pur avendo fatto qualche progresso sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia e’ comunque retrocessa dal 19º al 20º posto in classifica, in quanto altri paesi hanno registrato un’evoluzione piu’ rapida. Le imprese italiane si collocano al di sopra della media (con relativo avanzamento in classifica) per quanto riguarda l’utilizzo di soluzioni di come scambio di informazioni elettroniche e RFID.
Sul fronte eGovernment l’Italia sta procedendo lentamente e si e’ confermata al 19º posto in classifica. Sul fronte open data ha invece registrato una notevole crescita: il paese ha infatti migliorato la sua posizione in classifica di 11 posti, superando cosi’ la media UE. La disponibilità di servizi eGovernment (ad es. livello di completezza dei servizi online) e’ al di sopra della media, benché il livello di sviluppo dei servizi rivolti alle imprese si collochi leggermente al di sotto della media. La performance peggiore e’ ascrivibile alla categoria degli utenti eGovernment, che vede l’Italia all’ultimo posto in classifica fra i paesi UE: si tratta di un risultato addirittura peggiore di quello registrato per l’uso di altri servizi online, che potrebbe essere il sintomo di alcuni problemi per quanto riguarda l’utilizzabilità dei servizi pubblici.
Per quanto riguarda l’utilizzo dei servizi di sanità digitale, l’Italia si posiziona bene, collocandosi all’8° posto fra gli Stati membri dell’UE. (E.G. per NL – fonte INPGI)