Dopo l’appello lanciato dal direttore di Panorama, Giorgio Mulè, per una rivisitazione della legge sulla stampa, i deputati del Pdl Mariastella Gelmini (vicecapogruppo), Renato Brunetta (capogruppo) e Deborah Bergamini hanno presentato una proposta di legge per modificare l’attuale normativa sulla stampa e il codice penale in materia di diffamazione e ingiuria.
La proposta prevede l’abolizione della pena della detenzione, prevista dalle attuali norme, che viene sostituita da una multa da mille a 50 mila euro, più la pena accessoria dell’interdizione dalla professione giornalistica da uno a sei mesi. Si propone inoltre di modificare le sanzioni previste per l’ingiuria, eliminando anche in questo caso il carcere, sostituito da una multa fino a 3.500 euro e, nei casi più gravi, 5 mila euro. «Sono anni – si legge nella proposta di legge – che si chiede al Parlamento di superare la rigida disciplina attuale che espone il giornalista, spesso in buona fede, ad elevati rischi che possono interferire con la libertà di espressione e di critica e con il diritto di cronaca. Tuttavia, non si è ancora riusciti a dare una risposta adeguata a tale legittima richiesta in ragione dell’estrema difficoltà che si incontra nel contemperare questa esigenza con quella, sicuramente non meno rilevante, di assicurare sempre e comunque un’effettiva tutela dell’onore delle persone offese dalla notizia o dal giudizio diffamatorio. L’onore è infatti un bene inscindibilmente connesso all’individuo, la cui tutela costituzionale risiede nella pari dignità sociale delle persone: un valore che se distrutto con mezzi d’informazione, difficilmente può essere recuperato». «Detto questo però – continua il testo – si può pensare a pene non detentive, ad una serie misure interdittive e a pene pecuniarie che possono essere più deterrenti rispetto alla pena detentiva che talvolta può apparire spropositata. La presente proposta di legge intende quindi eliminare le pene di tipo detentivo nel caso della diffamazione compiuta con il mezzo della stampa. E ciò non significa non tutelare il reato di diffamazione, o non percepire l’importanza della grande responsabilità della categoria dei giornalisti, ma significa porre l’efficacia dei vincoli e della disciplina deontologici a tutela dei diritti delle persone, avendo sempre riguardo per il diritto dei cittadini ad un’informazione libera su tutti e su qualsiasi argomento senza censure, tanto meno preventive». (ANSA)