La rappresentante dell’Osce per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, ha espresso preoccupazione per le pene detentive inflitte in Italia per diffamazione a tre giornalisti.
“In una moderna democrazia nessuno dovrebbe essere imprigionato per quello che scrive”, ha detto Mijatovic. “I tribunali civili sono del tutto in grado di rendere giustizia alle rimostranze di coloro i quali si ritengano danneggiati nella propria reputazione”. I giornalisti Andrea Marcenaro, Giorgio Mulé e Riccardo Arena sono stati condannati al carcere dal Tribunale di Milano con l’accusa di diffamazione, dopo aver pubblicato un articolo, sul settimanale italiano ‘Panorama’ nel 2010, sul magistrato di Palermo Francesco Messineo. Il reato di diffamazione, in passato considerato dormiente in Italia, ha visto un aumento di denunce negli ultimi anni. Nel settembre 2012, la Corte di Cassazione, il più alto grado di giudizio in Italia, ha confermato la condanna penale del giugno 2011 di Allessandro Sallusti, direttore del quotidiano ‘Libero’. Il caso è stato sollevato da Mijatović e il verdetto è stato poi ribaltato dal Presidente Giorgio Napolitano. “La Corte europea dei diritti dell’uomo ha una giurisprudenza sostanziale la quale conferma che la reclusione per il reato di diffamazione è sproporzionata e dannoso per una società democratica. La reclusione per diffamazione ha un grave effetto raggelante che mina l’efficacia dei mezzi di comunicazione”, ha detto Mijatović, ribadendo il suo messaggio, consegnato in una lettera al Ministro degli Affari Esteri italiano, Emma Bonino. “Continuerò a lavorare a stretto contatto con le autorità italiane per promuovere la depenalizzazione della diffamazione. Dovrebbe essere fatto presto per evitare ulteriori accuse di diffamazione e per stimolare l’attività giornalistica investigativa”, ha sottolineato. Mijatović ha inoltre esortato tutti gli altri Stati membri dell’Osce con leggi penali sulla diffamazione ad abrogarle. (Ossigeno per l’informazione)