La crisi che sta investendo la carta stampata rischia di avere effetti negativi anche sulla democrazia. A lanciare l’allarme è stato Karol Jakubowicz, esperto e consulente del Consiglio d’Europa e della Commissione Ue per le questioni relative ai media. L’occasione per parlare di questo non nuovo problema è stata la conferenza dei ministri delle comunicazioni organizzata a Reykjavik dal Consiglio d’Europa e dedicata all’avanzata dei nuovi media, primo tra tutti internet. I media tradizionali, giornali e televisione, hanno sempre svolto un ruolo fondamentale per la democrazia, ha detto Jakubowicz. «Non siamo certi che internet possa ricoprire lo stesso ruolo – ha osservato – perchè anche se è un mezzo favoloso, porta alla frammentazione con la presenza di moltissime voci che però in genere raggiungono utenze numericamente molto limitate». A questo aspetto se ne deve aggiungere anche un altro. «Internet attualmente usa come fonte per i contenuti che propone proprio quei media tradizionali che ora sono in crisi, e se questi vengono meno, su internet verranno offerti sempre più soft news, storie umane e intrattenimento» ha detto ancora Jakubowicz. Il passaggio da fornitori di hard news a fornitori di soft news, secondo Jakubowicz, si sta per altro già verificando nei media tradizionali, che per questioni di budget, o perchè acquistati da investitori finanziari che mirano solo al profitto, non riescono più a garantire la stessa qualità di informazione e il pubblico si trova quindi privato di una fonte di informazione, dell’abilità di seguire il dibattito pubblico. (ANSA)
GIORNALISTI EUROPEI: PREOCCUPA MANCANZA PLURALISMO IN ITALIA GRANDE NAZIONE IGNORA SENZA VERGOGNA STANDARD FONDAMENTALI – La mancanza di pluralismo, soprattutto nel settore televisivo, è vista con preoccupazione dall’Associazione dei giornalisti europei e dal comitato per i media del Consiglio d’Europa che si sono ritrovati a Reykjavik per la conferenza sui nuovi media e la libertà d’espressione. «I giornalisti ovunque sono enormemente preoccupati per la mancanza di pluralismo in Italia, in particolare nel settore televisivo, a causa di una tendenza monopolistica e la mancanza di trasparenza nel settore pubblico», ha detto William Horsley, rappresentante dell’Associazione dei giornalisti europei (Aej) e presidente della sezione britannica dell’organizzazione. «Noi abbiamo un problema fondamentale quando si tratta di pluralità e diversità dei media in Italia: il presidente del Consiglio controlla larghe parti dei media privati e attraverso la sua posizione ha un’influenza sul servizio pubblico», ha osservato dal canto suo Andrew McIntosh, parlamentare inglese e presidente del sottocomitato per i media dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. «La situazione italiana non ha eguali in Europa occidentale e non riesco a pensare a una situazione equivalente neanche nei paesi dell’Est», ha quindi aggiunto Mark Thompson, dell’ organizzazione Open Society Foundation, parte della rete di fondazioni creata da George Soros. Thompson ha parlato dell’Italia come di un «deplorevole esempio per le democrazie più giovani» ma anche di un Paese in cui c’è «una riluttanza culturale della classe politica ad accettare il principio dell’indipendenza del servizio pubblico televisivo». L’Italia, ha aggiunto Thompson, è «una grande nazione che ignora apertamente i più fondamentali standard di pluralismo dei media e lo fa apparentemente senza alcuna vergogna». (ANSA)