Indennizzi populisti

Indennizzi

Come finirà la vicenda degli indennizzi per la dismissione dei canali DTT (volontaria ed obbligatoria)?
Quasi certamente con un compromesso tra logica e politica.

Come noto, il Ministero dello Sviluppo Economico non ha pubblicato il decreto che fissa i criteri per la determinazione delle misure compensative di natura economica per la dismissione dei canali DTT volontariamente liberati entro fine maggio e quelli da dismettere obbligatoriamente (51-53 UHF) secondo il calendario del refarming della banda 700 MHz. Oltre ovviamente alle restanti frequenze che dovranno essere spente entro il 2022 per consentire l’avvio delle trasmissioni dei nuovi network provider, per cui sono stati pubblicati i primi bandi (e per i quali si è ancora in attesa delle indispensabili risposte ai quesiti posti).

Logica

Perché non lo ha fatto quando si pensava che i criteri passati fossero pacificamente riproponibili, basandosi sull’oggettività di un moltiplicatore (0,36-0,37 euro) per abitante illuminato?

Politica

Come abbiamo avuto modo di discutere, la questione è di natura politica. Una corrente della maggioranza riterrebbe infatti intollerabile che alcuni soggetti percepiranno somme rilevanti ed altri pochi spiccioli.

La revoca del provvedimento amministrativo

Fino ad ora sembra sia stato inutile ribadire che non si tratti di contributi erogati secondo le previsioni del DPR 146/2017, ma di indennizzi per dismettere anzitempo un diritto d’uso legittimamente riconosciuto a fronte di investimenti effettuati (per esempio acquistando le reti come consentito dall’ordinamento giuridico). Questioni non certo nuove, essendo già state affrontate in occasione della liberazione della banda 800 MHz, allorquando, col DM 23/02/2012, furono riconosciute misure economiche di natura compensativa per la liberazione dei canali il cui utilizzo discendeva dall’attribuzione di diritti d’uso. Ma anche con la dismissione dei canali interferenti a livello internazionale, che assumeva a riferimento lo stesso modello di indennizzo per abitante raggiunto dal segnale sotteso al diritto d’uso.

La Fiat e la piccola officina

Se si impone ad un imprenditore di dismettere un’attività economica, quale è quella dell’operatore di rete, non si può liquidare allo stesso modo la Fiat rispetto alla piccola officina meccanica.

5 Stelle

Eppure questo semplice concetto sembra non venga compreso in casa 5 Stelle (perché è li che sono presenti le resistenze), come dimostra l’infruttuoso tentativo di buttare dentro il DL Rilancio una norma che determinava la misura dell’indennizzo legandola agli ammortamenti delle reti distributive del segnale. Un modello che avrebbe certamente raggiunto un primato: quello del numero di ricorsi contro il regolamento successivamente approvato per dare attuazione alla norma di legge.

Refarming a rischio

Il braccio di ferro che dovrà condurre rapidamente alla pubblicazione del decreto pena effetti disastrosi sul processo di refarming della banda 700 MHz (ricordiamo che la questione è sub judice al TAR, che con una serie di decreti ha già sospeso gli spegnimenti dei canali 51-53 UHF in alcune regioni italiane).

Il compromesso

Poiché, tuttavia, sembra allo stato difficile che la logica attribuzione di un valore economico per abitante illuminato si concreti, riteniamo altamente probabile che si giunga ad un compromesso che bilanci (con tutte le perplessità del caso in fatto e diritto) gli importi in gioco, limando i grandi indennizzi a favore di quelli minori, attraverso una forma di correttivo. Soluzione squisitamente populista che non impedirà alla vicenda di finire nelle aule giudiziarie. Anzi, di rimanerci.

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