Altra scorpacciata di dati sull’ascolto radiofonico, dopo il forzato lunghissimo digiuno a seguito della debacle dell’indagine Audiradio.
I dati resi dalla seconda tranche della rilevazione Radio Monitor dell’istituto GFK Eurisko provano, ancora una volta, come le dinamiche degli ascolti radiofonici in Italia sostanzialmente non cambino, anche in tempo di austerity. Nel merito, anche la seconda sessione dell’indagine ha ricompensato le grandi reti nazionali che hanno dimostrato di avere ben chiara l’importanza di una capillare distribuzione del proprio segnale e che sono riuscite a consolidare una forte identità che permette loro di distinguersi nell’omologato panorama radiofonico italiano. Ovviamente, la collocazione utile in classifica è stata molto favorita da una buona esposizione mediatica (soprattutto televisiva) e da una tendenza ad osare nel palinsesto (senza tuttavia esagerare nelle sperimentazioni on-air). In quest’ottica si motiva la gratificazione di emittenti come RTL 102,5, Radio 105, Radio Italia, m2o e Virgin Radio, mentre si spiegano gli sbandamenti di carrozzoni maldestramente condotti come le tre reti RAI e il passo segnato da nomi blasonati della radiofonia dai quali ci si aspetterebbe volumi d’ascolto ben più spessi (è il caso di R 101, di Radio 24, di Radio Capital e di RMC). Segno che i tempi cambiano, ma certe teste purtroppo no.