L’indagine Radio Monitor curata dall’istituto di ricerca Gfk Eurisko e svolta tra il mese di febbraio e quello di marzo, attesta il grande risultato del medium radiofonico.
Secondo il monitoraggio che si candida a sostituire Audiradio, il mezzo radiofonico si manifesta come un evergreen, riuscendo ancora oggi ad intercettare il gradimento degli italiani e rappresentando, nell’era dell’on-demand, un fondamentale mezzo di comunicazione di massa e di informazione. Stando ai questi dati, diffusi in anteprima da Gfk Eurisko e che saranno ufficializzati a maggio, si potrebbe dire che ogni italiano intercetta più volte nell’arco della giornata un programma diffuso in FM. La questione degli ascolti radio riveste, quindi, un ruolo fondamentale per le aziende che ogni anno devono decidere come spendere le risorse pianificate per la valorizzazione dei propri brand. Questo lo sanno bene le concessionarie di pubblicità e, nondimeno, le emittenti locali che stanno sgambettando all’idea di doversi onerare dei costi del dopo Audiradio per fornire ai propri inserzionisti un dato tangibile della diffusione dei programmi trasmessi. E’ per questo motivo che si è fatta strada nelle scorse settimane una proposta dall’associazione di radio locali Conna (Coordinamento nazionale nuove antenne), che vorrebbe togliere a società esterne le indagini di ascolto per affidarle ad un ente pubblico investito del compito di effettuare sondaggi e rilevazioni, pagato dall’Agcom e dalle concessionarie della pubblicità. Ciò significherebbe – sempre secondo il Conna – evitare la ripetizione dell’esperienza passata in cui le imprese rilevate dovevano versare le quote d’iscrizione, ammiccando ad un sistema che viene dipinto in tutta la propria (pretesa) anomalia annidata nel fatto che sono i controllati a pagare i controllori e non vi è mai la certezza della “serenità” del dato restituito (Italia Oggi, 17/2012, p. 22). Anche se la tesi ci appare un poco estrema, merita comunque una riflessione. Comunque, tutti i dati che in queste ore circolano in anteprima, spinti dall’euforia della novità costituita da Radio Monitor, dovranno essere confermati e ponderati al momento in cui la ricerca verrà ufficializzata. Per il monitoraggio, infatti, è stato messo a punto un sistema che dovrebbe consentire di colmarne le lacune fatte registrare dall’esperienza Audiradio, cioè attingendo ad un campione di 120.000 casi intervistati telefonicamente al quale si aggiungono 10.000 persone dotate di contatore elettronico (il meter) per 28 giorni. La proiezione dei dati raccolti, attesta che il 65% degli italiani ascolta la radio (con punte di oltre l’83%); il 64% sintonizza il segnale nell’autoradio, il 41,5% dall’apparecchio tradizionale, il 7,7% dalla Tv, il 3,7% dal cellulare, il 3.1% dal web e l’1,1% da mp3/podcast. Quanto alla suddivisione per fasce orarie degli ascolti, il prime time radiofonico si colloca al mattino dalle 6 alle 9 (37,2%), decrescendo nelle fasce orarie successive: dalle 9 alle 12 (32,6%), dalle 12 alle 15 (26,6%), fino a recuperare audience dalle 15 alle 18 (30,5%), tornando a calare nell’intervallo tra le18 e le 21 (23,3%), tra le 21 e le 24 (9,2%) e nella nicchia tra le 24 e le 6 (2,7%). (S.C. per NL)