E’ passato solo un mese da quando Corrado Calabrò ha annunciato soddisfatto la delibera dell’Autority per le tlc relativa all’avvio del percorso per il definitivo spegnimento delle reti analogiche e la conversione delle reti digitali esistenti. “In questi anni è sempre stata auspicata una definizione di regole che garantissero la certezza del diritto e il rispetto dei principi costituzionali e comunitari nell’interesse del pluralismo e della concorrenza” – ha affermato – "il percorso avviato va in questa direzione. I successivi atti che adotteremo serviranno a completare quella che mi auguro sia la cornice giuridica di riferimento per il futuro sistema televisivo italiano con una regolamentazione ben diversa dalla connotazione incerta che essa aveva assunto in passato”. Tutto bene, quindi, rispetto delle regole e della concorrenza. Sennonché, si è poi appreso che l’Agcom ha aperto un’istruttoria finalizzata al computo dei canali televisivi digitali riconducibili ad ogni singolo soggetto e quindi al rispetto della quota del 20% stabilita a suo tempo dalla legge 112/2004. A quanto pare, qualche problema di concorrenza c’è. Mediaset sarebbe sopra il tetto massimo previsto dall’allora Ministro del MinCom di circa 13 punti percentuali, con ben 14 canali sui 42 canali totali. La Rai, invece, rimarrebbe di poco sotto il limite previsto con 8 canali sui soliti 42. Bisognerà allora prendere provvedimenti e fare in modo che i principi sbandierati dall’Agcom vengano rispettati. Eppure la delibera sembrava aver previsto in maniera puntuale proprio tutto: il sistema sarebbe stato composto da 8 reti riservate a canali attualmente analogici, che avrebbero ricevuto tutti gli strumenti necessari per la conversione in digitale; altre 8 reti sarebbero state destinate alle reti digitali attualmente esistenti che però sarebbero passate da una piattaforma multifrequency alle frequenze singole; infine, delle 5 reti digitali rimaste, 3 sarebbero state assegnate tramite gara, con l’esclusione degli operatori già esistenti sul mercato, le altre 2 attribuite con gara aperta a tutti gli operatori. Previsti anche eventuali “interventi” salva concorrenza, in caso di assegnazione delle reti ad operatori già titolari di tre reti nazionali in tecnica analogica, a favore di fornitori terzi di contenuti indipendenti. Le conseguenze sarebbero arrivate fino alla cessione del 40% della capacità trasmissiva. E allora come mai il sistema si è già reso squilibrato? E soprattutto: come pensa di intervenire l’Agcom per dare concorrenza e trasparenza al sistema della televisione digitale terrestre del futuro che sembra già pregiudicato dal presente? (G.M. per NL)