Il disaccordo tra i soci ha ucciso definitamene Audiradio: la società di rilevazione dell’audience radiofonica si scioglie, lasciando l’amara assenza di dati e un sistema tutto da rifare.
Le previsioni si sono avverate: la caotica discordia ha catapultato, dopo una lunga agonia di quasi due anni, la società in liquidazione. La parola fine alla querelle è stata messa martedì 21 giugno, quando il consiglio di amministrazione non ha approvato il bilancio 2010, immobilizzando la società condannandola alla liquidazione, creando dei danni ingenti alle radio: prima con un tangibile calo degli investimenti pubblicitari dopo con gravi conseguenze per il panorama radiofonico, soprattutto per quanto riguarda le realtà più piccole. Il blocco del funzionamento della società, presieduta da Vincenzo Vitelli, ha generato uno strappo, la cui origine risale al febbraio 2010, quando a causa di problemi inerenti all’indagine Diari, la compagine societaria si è spaccata in due: soci pro-Diari e soci pro-Cati. Le due fazioni, sostenitrici dei rispettivi metodi di rilevazione, a stento hanno collaborato ad una potenziale rinascita della società, perché costrette da corporate governance sempre più rigida, nonché inficiata dalla presenza dei cosiddetti diritti speciali, in primis il diritto di veto in capo alla Rai. La governance di Audiradio, infatti, nasce un quarto di secolo fa, quando l’ambiente radiofonico caratterizzato da sembianze totalmente differenti da quelle odierne, nelle quali è impensabile l’esistenza di un diritto di veto, che a tutti gli effetti ha avvelenato il naturale e doveroso mandato e funzionamento della società. La paralisi societaria non ha permesso di vedere luce in fondo al tunnel, e di abbandonarsi all’extrema ratio: la liquidazione sembra essere l’unico modo per restituire al mercato una società di rilevazione attuale, moderna e soprattutto attiva. Metodologia della ricerca e governance costituiscono il tallone d’Achille di Audiradio: poca propensione al cambiamento a causa del timore del distacco da una tradizione ventennale e immobilizzanti privilegi a carico di alcuni soci (come appunto il diritto di veto per Rai). Uscire da tale labirinto è possibile, ma di certo la chiave non è lo scioglimento della società: “Un errore madornale quello di sciogliere Audiradio. Provoca danni enormi al mezzo radio, non facilmente correggibili”, afferma Felice Lioy, per tanti anni presidente di Audiradio, nell’articolo di mercoledì 22 giugno 2011 su Italia Oggi. L’assemblea straordinaria prevista tra quindici giorni sarà la cornice dello scioglimento formale di Audiradio, le cui conseguenze saranno: incertezza delle audience dei singoli canali, tracollo della raccolta pubblicitaria e un sistema tutto da rifare. Le emittenti, dovranno unire gli intenti e le risorse economiche per costruire nuove metodologie di rilevazione degli ascolti, in quanto il mercato non può vivere senza dati, e nemmeno appoggiandosi ad Eurisko, in quanto ricerca non pensata e creata per il mezzo radio. La creazione ex novo costerebbe un investimento di decine di milioni di euro: probabilmente la coesione sarà ancora terra straniera, in tal caso c’è sempre Agcom che potrebbe abbracciare tutto il sistema di misurazione di ascolti e far tacere i contrasti. In questo momento equità, neutralità, obiettività e trasparenza sono forse esigenze utopiche. (C.S. per NL)