Sebbene di internet e di informatizzazione si parli ormai quotidianamente, in modi diversi e piuttosto articolati, la penetrazione di computer e connessioni a banda larga in Italia, non è poi così alta come qualcuno di noi potrebbe sospettare. E nonostante anche le amministrazioni pubbliche stiano progressivamente migrando online (attraverso quel movimento che la stampa nazionale chiama e-Government, ndr), trovando naturalmente il totale favore dell’opinione pubblica, il numero di privati cittadini in grado di sfruttare l’offerta che ne deriverebbe cresce troppo lentamente. L’Istat ha calcolato che in Italia solo il 43% della popolazione ha accesso ad una rete di banda larga che usa più o meno regolarmente. Da sottolineare il fatto che al sud, e nei nuclei dove il capofamiglia è operaio, la diffusione di internet è naturalmente molto più bassa che altrove. Il resto degli italiani è stato conquistato solo da televisori e cellulari (nel secondo caso anche eccessivamente, dato l’altissimo livello di penetrazione nel Belpaese), strumenti d’uso in comune nel 95% delle nostre case. Il risultato è un diciottesimo posto nella classifica dell’uso del web in Europa, quasi al pari di Polonia e Lituania, paesi dove la popolarità di certa tecnologia starebbe comunque aumentando. Per quanto riguarda il nostro paese, inoltre, sono i giovani naturalmente ad essere i più tecnologici: è stato calcolato infatti che tra i 15 e i 19 anni esiste un picco d’attività informatica (raggiunge quote del 77%), un dettaglio che permette di riflettere sulla qualità del tempo vissuto dai minorenni, nella speranza che chi di dovere riesca ad indirizzarne al meglio la ricerca dei contenuti. (Marco Menoncello per NL)