Son finiti i tempi cupi, nel Regno Unito, per le radio commerciali. Il trend negativo durava oramai da alcuni anni, con una raccolta pubblicitaria sempre più contenuta, fagocitata in maniera impressionante dal web. Nel primo trimestre del 2007, però, c’è stata l’inversione di tendenza: ricavi cresciuti del 3,4% e un po’ di respiro per gli editori. 85 milioni di sterline di raccolta per le emittenti nazionali (circa 124 milioni di euro) e 40 milioni di sterline per le radio locali (circa 58 milioni di euro), risultati che il Radio advertising bureau, l’ente che si occupa del controllo della pubblicità via etere in Gran Bretagna, ha segnalato come fortemente incoraggianti. Lo stesso ente, inoltre, sta preparando la messa a punto di una strumentazione specifica con il fine di monitorare la pubblicità che passa nell’etere per far sì che gli investitori conoscano con precisione il valore degli spazi commerciali da acquistare. Questo strumento, se dovesse funzionare come ci si aspetta, contribuirebbe a risollevare ulteriormente un settore che, dato per spacciato un paio d’anni fa per via dello strapotere della rete, sta riprendendosi in modo sorprendente, a confermare che la radio ha sette vite. (Giuseppe Colucci per NL)