E’ di questi giorni l’annuncio di Dixon, una delle principali catene di elettronica inglese, di porre fine delle vendite delle radio analogiche. La Gran Bretagna, assieme alla Svizzera, è, infatti, la nazione europea dove il DAB (Digital Audio Broadcasting) è maggiormente diffuso con la conseguenza che il mercato radiofonico inglese è oramai dominato dalle radio digitali. Si conta che, a partire dal 2001 fino ad oggi, nel Regno Unito, sono stati oltre tre milioni gli apparecchi radiofonici digitali venduti. Se si considera che il rapporto di vendite tra la radio tradizionale e la sua ultima evoluzione é di uno a trenta, è facile comprendere la scelta del colosso dell’elettronica britannica di svendere le ultime giacenze di radio analogiche. Il boom della diffusione del sistema di diffusione radiofonica digitale (che tuttavia riguarda solo la GB, poiché nella quasi totalità degli altri paesi europei il DAB si è rivelato fallimentare) è tale che – secondo le stime del Digital Radio Development Bureau – il numero di apparecchi digitali salirà a 20 milioni entro il 2009, raggiungendo il 40% delle case del Regno Unito. Il vantaggio del DAB è, innanzitutto, quello di una migliore qualità del segnale, attraverso la riduzione delle interferenze e dei disturbi derivanti sia dalla sovrapposizione dei programmi sia dalla presenza di ostacoli nel percorso di diffusione dei segnali, tipiche della trasmissione analogica. A questo si unisce una maggiore offerta di servizi all’utente grazie alla possibilità di unire al segnale audio una serie di informazioni supplementari. Per questi motivi, sostenuti dai dati forniti dalle vendite delle radio digitali, è opinione diffusa che il sistema di diffusione radiofonica digitale sia destinato a sostituire nel medio/lungo periodo la radio analogica. Il sistema DAB, sviluppato in Europa nell’ambito del progetto denominato Eureka, è stato adottato anche in Australia e in alcuni paesi asiatici (Singapore, Taiwan, Corea del Sud, Cina e India) e americani (Canada, Messico, Paraguay), ad eccezione degli Stati Uniti, che utilizzano lo standard IBOC (In Band On Channel, cd “FM digitale”, sistema che consente il symulcasting analogico digitale sulla stessa frequenza). In ogni caso, mentre l’interruzione della trasmissione del segnale analogico televisivo è nota, non è prevista una analoga misura per il segnale radio. Pertanto, almeno per il momento, gli ultimi possessori inglesi di radio analogiche non devono temere di dover rinunciare allo loro cara, ma oramai obsoleta, radio analogica. Diverso il caso dell’Italia, dove la radio analogica è viva e vegeta e per nulla intaccata dalla tecnica numerica. (M.C. per NL)