Implicazioni operative e contabili delle novità di materia di destinazione del TFR

Il punto sulla destinazione del TFR e sulle scelte che il lavoratore è chiamato ad affrontare


Newsletter del Commercialista Telematico N˚ 19/2007

(a cura Dott. Enrico Larocca)

QUADRO di RIFERIMENTO

Entro il 30/06/2007 i lavoratori che erano già in forza all’azienda alla data del 31/12/2006, dovranno scegliere se continuare ad affidare la gestione del trattamento di fine rapporto maturato successivamente al 31/12/2006 al datore di lavoro oppure destinare il proprio TFR ad un fondo pensione. Queste sono le scelte di base alle quali il lavoratore sarà chiamato, sebbene esiste la possibilità di una scelta per così dire “silente” che determinerebbe il trasferimento del TFR maturato dopo il 31/12/2006 al fondo pensione istituito presso INPS. A ben vedere, però, le scelte possibili sono molto più articolate e i modelli TFR1 (per il lavoratori già in forza alla data del 31/12/2006 e TFR2 (per i lavoratori assunti nel corso del 2007) riportano diverse opzioni, che tengono conto anche della possibilità che il lavoratore abbia già avviato in precedenza, su base volontaria, un piano di previdenza complementare, al quale collegare l’attuale scelta. Per i lavoratori assunti a far data dal 01/01/2007 l’opzione dovrà essere esercitata entro 6 mesi dalla data di assunzione.

Aspetti preliminari

Sin dalle prime battute della riforma pensionistica del 1996, più nota come riforma DINI, con il passaggio dal sistema pensionistico di tipo retributivo al sistema pensionistico di tipo contributivo, si è posto subito all’attenzione dei lavoratori l’esigenza di avviare, parallelamente alla contribuzione obbligatoria un piano di previdenza complementare, che fungesse da sistema previdenziale integrativo di quello obbligatorio per legge. Allo stato attuale, appare di tutta evidenza che la scelta di non destinare alla previdenza complementare delle risorse, potrebbe risultare foriera di problemi finanziari futuri per i lavoratori che potrebbero contare, alla fine del rapporto di lavoro, ottimisticamente parlando, di una rendita che al più potrebbe aggirarsi a parità di condizioni (età, numero degli anni di lavoro, tasso di crescita del 2% annuo) tra il 67 per cento del 2010 e il 57 per cento del 2040 della retribuzione lorda comunque da defiscalizzare. E’ di tutta evidenza che, in simili condizioni, la scelta per la destinazione di parte del TFR ai fondi di previdenza complementare, sembra essere una scelta quasi obbligata per i lavoratori per mantenere lo stesso tenore di vita.

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