La sospensione di sei mesi dall’Ordine dei giornalisti del direttore del Giornale, Vittorio Feltri, richiama alla memoria dei costituzionalisti una vicenda giuridica inglese di molto tempo fa, particolarmente significativa.
Si tratta della storia di Thomas Bonham, un medico inglese di inizio Seicento di indiscussa abilità, che un giorno si ritrovò in difficoltà economiche. A causa dei suoi problemi, si scontrò con il Royal College of Physicians, un’associazione di medici che lo punì con una sanzione, in quanto lo stesso Bonham non era in grado di versare la somma di denaro necessaria ai fini dello svolgimento della sua attività. Bonham tuttavia continuò a svolgere la professione di medico, ovviamente senza essere in possesso della tanto preziosa autorizzazione: per questo fu incarcerato, ma non si arrese ed arrivò a contestare l’autorità dell’ancora oggi importantissimo Royal College of Physicians. Egli sosteneva che l’Ordine giudicante non poteva essere imparziale, in quanto aveva un vantaggio troppo elevato dagli ingenti contributi ricevuti per il rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio della professione. Il giudice Coke chiamato a dirimere la controversia e nominato, tra l’altro, nell’anno della decisione di questa vicenda, Chief of Justice della Court of Common Pleas, stabilì che leggi “contrarie al diritto, alla ragione, o ripugnanti o impossibili da eseguirsi” fossero nulle. Questa sentenza sanciva pertanto che qualsiasi atto in contrasto con la Costituzione, seppur di provenienza regia, dovesse essere comunque dichiarato nullo. Lo storico disposto può sembrare un precursore del giudizio di costituzionalità delle leggi previsto dal nostro ordinamento. Secondo molti, quanto accaduto a Vittorio Feltri, ha del similare con la vicenda sopra raccontata ed in particolare con quanto disciplinato dall’articolo 21 della nostra Costituzione. L’articolo citato, infatti, tutela la libertà di ognuno di poter manifestare il proprio pensiero senza alcuna restrizione o censura. Il primo dubbio che si solleva è se sia possibile che un Ordine, che peraltro non richiede particolari conoscenze tecniche quale può essere quello dei medici, degli ingegneri o addirittura degli avvocati, possa inibire l’incarico di direttore di un giornale o addirittura impedisca di scrivere ad un giornalista, come nel caso di Roberto Farina che ora occupa un posto in Parlamento. Il secondo ed ultimo dubbio che può essere sollevato è se nel nostro Paese, con 400 anni di ritardo rispetto a quanto successe in territorio anglosassone, esisterà un Giudicante che voglia affermare l’intangibilità della nostra Costituzione. (P.T. per NL)