Il 23 aprile è la “Giornata mondiale del Libro e del Copyright”, organizzata e promossa, dal 1996, dall’Unesco, l’agenzia dell’Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, nota ai più per la salvaguardia di alcuni siti storici e naturali, ma impegnata anche nella salvaguardia delle opere d’arte di ogni cultura, che protegge per mantenerne in vita il significato culturale. Tra queste, v’è un grossissimo numero di libri, provenienti da ogni parte del mondo, che, come si legge nel sito, rappresentano “inestimabili pietre miliari dei sistemi educativi e culturali delle società umane”. Di queste inestimabili pietre miliari, però, tra il 2004 e il 2005, ne sono finite al macero centomila, appartenenti all’archivio di Parigi e riguardanti, in particolar modo, l’Africa e l’America latina. Il perché? Un semplice trasloco, che avrebbe dovuto spostare una gran massa di tomi da Parigi a Bruxelles e per cui i responsabili dell’epoca pensarono bene fosse inutile spendere una grossa cifra per lo spostamento. Preferirono, semplicemente, mandarli al macero, risparmiando così molti soldi e facendo un favore alla natura, fornendo una gran quantità di carta riciclabile. A volte, però, la natura fa a pugni con la cultura che, invece, da questa distruzione di massa ha perso per sempre una grossa fetta del patrimonio culturale di alcuni Stati.
La notizia è stata data dal “Washington Post”, che ha scoperto e subito portato a galla la magagna. Non ancora individuati i responsabili materiali, mentre Nino Munoz Gomez, responsabile della Divisione Editoria, si difende sostenendo si trattasse in massima parte di volumi datati di statistiche obsolete e superate. Non sarebbe stato lui, però, il responsabile: sostiene, infatti, d’essere venuto a conoscenza dell’accaduto soltanto nel 2006, allorquando dovette adempiere ad una spese di alcune migliaia di euro per pagare la fattura del macero. Di fronte all’indignazione generale, comunque, Koichiro Matsuura, direttore generale dell’Unesco, ha ribattuto: “Abbiamo aperto un’inchiesta per scoprire le ragioni di quanto è successo”. (Giuseppe Colucci per NL)