Quando il dito indica la luna, lo sciocco guarda il dito. E così finirà per le emittenti locali, cui l’ansia di diventare operatore di rete ha fatto perdere di vista il vero business.
Quello di essere fornitore di contenuti (locali e specifici). Bastava pensarci ed osservare quel che accadeva ai piani superiori: qual era quel grande player che abdicava al ruolo di content provider connotandosi solo o quasi come vettore in conto terzi? In un mondo che s’indirizza al “pay for” in ogni forma ed espressione, la fornitura di contenuti (di spessore) dovrebbe essere l’obiettivo primario. Invece gli editori locali, impigriti e terrorizzati da contributi governativi prima erogati a piene mani e poi strategicamente e progressivamente distillati, non hanno alzato lo sguardo ed hanno scambiato per eldorado quel che sarà un vietnam. Perché il trappolone è allo stadio avanzato e si concreterà (presto) nell’obbligo di restituzione delle frequenze assegnate (provvisoriamente) a coloro che non saranno stati in grado di sfruttarne adeguatamente la capacità trasmissiva. E siccome creare contenuti costa e coloro che li propongono sono, alla prova dei fatti, meno di quelli che si offrono per veicolarli, finirà che, per mantenere le assegnazioni, gli spazi sui mux andranno in saldo. E gli ex editori saranno solo discount di banda. Più disperati di prima.