Il valore economico delle frequenze Tv

Simmaco ha presentato una valutazione sul mercato delle frequenze televisive in Italia


da Millecanali

Simmaco ha presentato una valutazione sul mercato delle frequenze televisive in Italia. Il valore complessivo delle frequenze è compreso tra 800 milioni e 2 miliardi di euro. Negli ultimi anni si è sviluppato un mercato delle frequenze, soprattutto per completare le reti del digitale terrestre. I picchi di prezzo che si sono raggiunti sono relativi a scarsità specifiche e non possono essere assunti come base per una stima complessiva.

Simmaco Management Consulting, società di analisi economica specializzata nelle industrie della comunicazione, ha presentato una valutazione del mercato delle frequenze televisive. Per la stima sono state utilizzate diverse metodologie di valutazione che convergono tutte verso valori simili. Il passaggio al digitale terrestre e il possibile stop al trading delle frequenze hanno stimolato in questi mesi un dibattito sul valore che hanno le frequenze utilizzate dagli operatori televisivi, anche nell’ipotesi di possibili usi alternativi.

Nella stima di Simmaco la valutazione dell’insieme delle frequenze televisive italiane è compresa tra gli 800 milioni e i 2 miliardi di euro. L’ampiezza della forchetta dipende dalla grande variabilità delle condizioni in cui possono essere vendute e utilizzate le frequenze. Il valore ottenuto è più contenuto rispetto alla semplice estrapolazione dei prezzi massimi.

In questi anni vi è stato un mercato vivace delle frequenze incoraggiato dalla legge Gasparri e alimentato dalla costruzione delle reti di televisione digitale terrestre. Una frequenza collocata in una certa area viene valutata in funzione del totale dei cittadini che è possibile raggiungere con un trasmettitore che la utilizza. Il prezzo di riferimento è stato compreso tra 1 e 2 euro per abitante raggiunto con punte fino a 4-5 euro nel caso di frequenze che servivano a completare una copertura critica e che avevano pochi possibili sostituti o frequenze collegate alle ultime reti televisive disponibili sul mercato, dove le scarsità si moltiplicavano.

I tre metodi di stima utilizzati sono stati: valutazione del numero di reti teoriche, con copertura totale, moltiplicate per il prezzo medio per raggiungere un telespettatore; stima dei flussi di ricavi per il totale dei servizi di trasmissione televisiva e ricostruzione del valore teorico degli asset sottostanti; infine, riconduzione al caso italiano dei valori emersi dalla recente acquisizione del principale operatore francese.

La stima con il primo metodo si basa su un prezzo unitario di 2 euro per persona raggiunta; dal momento che ogni cittadino italiano è raggiungibile mediamente da 16,6 reti tra trasmissioni analogiche e digitali, il valore totale delle frequenze sarebbe di quasi 2 miliardi di euro. Ipotizzando un prezzo unitario più basso (1,5 euro), il valore sarebbe di 1,5 miliardi. “Per effettuare la valutazione abbiamo naturalmente utilizzato una stima del prezzo medio – spiega Marco Gambaro presidente di Simmaco – ; moltiplicare i prezzi di picco sarebbe un po’ come moltiplicare la quotazione dell’ultimo Degas battuto all’asta per il totale dei quadri impressionisti presenti sul mercato”.

Le imprese televisive italiane spendono complessivamente una cifra di poco superiore ai 200 milioni di euro l’anno per l’illuminazione. Parte di questa cifra paga i costi variabili di manutenzione e parte serve per ammortizzare gli impianti. Circa metà può essere attribuita alla remunerazione delle frequenze. Con un tasso di rendimento interno del 10% e l’utilizzo perpetuo della frequenza si ottiene un valore complessivo di circa 1 miliardo di euro.

Infine poco tempo fa TDF l’operatore francese che trasmette tutti i principali canali televisivi è stato valutato dai fondi d’investimento che ne hanno acquisito il controllo 5 miliardi di euro. Considerando che circa metà del fatturato è fuori del mercato televisivo e che la cifra comprende anche gli impianti e l’avviamento della società, si arriva ad una valutazione teorica delle frequenze inferiore a 1,5 miliardi di euro, per un Paese abbastanza simile all’Italia.

“La nostra stima è frutto della convergenza di metodologie diverse – conclude Marco Gambaro – ed appare in linea con le valutazioni negli altri Paesi. Nel complesso, rappresenta una base ragionevole per discutere di questo importante aspetto del mercato televisivo”.

Simmaco Management Consulting è una società di consulenza strategica con una esperienza consolidata nei settori della comunicazione. Gli interventi realizzati uniscono una forte competenza settoriale, la capacità di valutare le traiettorie di evoluzione tecnologica e una conoscenza organizzativa di dettaglio del funzionamento di queste industrie.
Fondata nel 1997 a Milano da tre partner, ha costruito in questi anni un team di professionisti che alle tradizionali attività di consulenza di direzione affiancano significative esperienze aziendali e competenze di ricerca economica e sociale.
Negli ultimi anni Simmaco Management Consulting ha realizzato diversi progetti nell’area del mercato pubblicitario, dei modelli di produzione televisiva, del settore cinematografico, della televisione digitale e della convergenza.

Marco Gambaro, co-fondatore e presidente di Simmaco Management Consulting, è professore di economia della comunicazione alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano.
Ha insegnato all’Università di Trento e all’Università IULM e ha tenuto corsi in Sda Bocconi, Master Publitalia, IBM, Ifor Bocconi, Istituto per la Formazione al Giornalismo, Scuola Reiss Romoli.
Lavora come consulente di direzione con i principali gruppi di comunicazione, con organismi di regolamentazione e con grandi aziende italiane ed estere sui temi delle telecomunicazioni, dell’industria televisiva, della concorrenza sul mercato della comunicazione, dei mercati elettronici, della convergenza multimediale.

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