Il Tribunale di Torino è il più veloce d’Italia

I Segreti del Presidente del Tribunale per velocizzare le cause.

Mario Barbuto, Presidente del Tribunale di Torino, ha rivoluzionato il foro torinese, rendendolo tanto efficiente da riuscire a chiudere le controversie per il 66% entro l’anno e, in particolare, quelle civili entro i tre anni addirittura per il 93%, vantando con ciò il primato nazionale. Il segreto, spiega l’artefice di questo successo, è “molto semplice”, ed è partito con lo scopo di evitare sanzioni milionarie come previsto dalla Legge Pinto del 2001, voluta da Strasburgo proprio per accorciare i processi. Da qui la redazione del decalogo di venti regole, basato, sostanzialmente, su un principio banale, secondo cui si comincia dalle controversie più vecchie, cioè quelle oltre i tre anni, relativamente alle quali i giudici possono convocare le parti, coordinando in toto la controversia. Anche gli avvocati hanno approvato l’idea, poiché, in tal modo, non si sarebbero trascinati i processi e avrebbero potuto chiudere le parcelle in tempi meno lunghi. Il risultato, infatti, è stato che nel 2001 a Torino vi era un arretrato di 40mila processi, mentre oggi è sceso del 36%. Ad ogni modo, nonostante la previsione della legge Pinto, ha affermato il Presidente del Tribunale di Torino in un’intervista resa al Corriere della Sera del 19/05/2008, “il bilancio è disastroso. Anche se lo Stato dal 2002 al 2007 ha pagato ai ricorrenti 65milioni di euro di indennizzo per durata irragionevole del processo si tratta solo di una piccola parte. Secondo uno studio del Ministero dell’economia il rischio potenziale per questo tipo di sanzioni è di 500milioni di euro all’anno”. In effetti, con l’esecutivo di oggi, sono state previste delle misure proprio per evitare il “fannullismo” – così definito da Brunetta, ministro della funzione pubblica – dei dipendenti pubblici. In particolare, sarebbe prevista l’introduzione di incentivi economici al personale amministrativo più bravo e diligente, indispensabile per il lavoro dei giudici, in luogo dell’odierna “lettera di elogio”, che, a voler ben vedere, non pare proprio sufficiente a rendere il personale pubblico più efficiente. (D.A. per NL)

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