Per colpa della Ferragni i grandi influencer sono entrati in crisi, perdendo quasi il 50% del fatturato complessivo. Su Facebook in soli 6 mesi. Ma è veramente solo sua la responsabilità della crisi generale che sta affossando il settore dei social pifferai? In realtà il Pandoro è stato solo il casus belli, la prima occasione utile per avviare un downgrade che era già scritto nel codice sorgente della categoria.
Effimera, a dir poco. Cosi potrebbe essere sintetizzata la stagione degli influencer: il crollo verticale della Ferragni, travolta dal Pandoro gate e mai più ripresasi – anche a causa di una cattiva gestione della crisi (che ha tentato di dimostrare che vivere di comunicazione non significa necessariamente conoscerla e saperla controllare) -, simbolo della categoria, sembra proprio irreversibile.
350.000 influenzatori
E non solo per la regina del comparto, ma anche per il popolo eterogeneo di influenzatori (pare costituito da 350.000 soggetti, tra “effettivi” e sedicenti).
I fatturati a picco
Secondo un’analisi del quotidiano economico-finanziario Italia Oggi, i compensi degli influencer su Facebook nel 2024 si sono ridotti del 47%, mentre quelli su TikTok e Youtube sarebbero calati di circa un quinto.
Colpa della Ferragni?
Ma ad aver lasciato sul terreno una marea di guadagni non sono tanto i micro-influencer.
I micro-influencer
Cioè quelli che vivacchiano di cambi merce e di pochi spiccioli che, ancorché in forma estremamente altalenante, al più consentono di formare uno stipendio impiegatizio entry level (e che rappresentano il 90% del settore), ma i grandi (ex) condizionatori social, che hanno subito più di tutti il disastro della Ferragni.
Il riflesso già scritto
Declino che li ha travolti di riflesso. Anche se, probabilmente, la stagione degli influencer si sarebbe conclusa comunque, perché la misura era colma ed i regolatori, sollecitati dai media tradizionali che subivano la sperequazione determinata dalla iper regolamentazione dei secondi a fronte della totale assenza di regole dei primi, stava già per intervenire.
Primo assaggio col Pandoro
Sicché il Pandoro è stato solo il “primo assaggio” per farlo.
Fischio, il Fisco!
Già, perché se ad accendere le luci sugli emulatori della Ferragni sono state le autorità più prossime al fenomeno, cioè l’Antitrust e l’Agcom, ad aver avviato una serie di verifiche, che hanno letteralmente terrorizzato e fatto fuggire la schiera di investitori pubblicitari più importanti, è stato il Fisco.
Ispettorato del lavoro
Ma la lenta ed inesorabile macchina della burocrazia si compone anche dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
Inquadramento
Il quale esercita la funzione di vigilanza in materia di lavoro, contribuzione, assicurazione obbligatoria e di legislazione sociale, nonché il controllo in tema di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di occupazione, che, a sua volta, ha cominciato ad analizzare le singole posizioni.
Gli aspetti penali
Ma più di tutti, a spaventare chi fin qui aveva foraggiato gli influencer e a generare il fuggi fuggi generale di clienti che ha portato al crollo dei fatturati (semmai tali) è stata l’attenzione (sempre più marcata) della magistratura, considerati gli aspetti penali sottesi all’abuso di azioni di marketing aggressivo o subdolo e tecniche di persuasione occulte ed ingannevoli, configurando ipotesi di truffa (semplice o aggravata) e frode in commercio e fiscale.
Analogia
Agcom, nel suo primo approccio di regolamentazione del settore, ha assimilato i grandi influencer a fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA), secondo l’antico approccio analogico tipico del regolatore (e del legislatore) che rincorre l’evoluzione del mercato senza strumenti adeguati per controllarla.
La fragilità della Ferragni e dei suoi emuli
In realtà, gli influencer si sono dimostrati estremamente più fragili dei media tradizionali.
Differenza tra contenuto pubblicitario e vettore
Se un’emittente radio o tv o un giornale pubblicizzano un bene o un servizio che si rivela inefficace o addirittura truffaldino, la loro immagine sicuramente ne è intaccata, ma in forma marginale, in quanto l’utente è sufficientemente in grado di distinguere le fattispecie (la pubblicità dal suo vettore), così non è per gli influencer, che entrano in simbiosi col prodotto che promuovono.
Dimostrazione teoretica
E il caso della Ferragni, divenuta un tutt’uno col Pandoro di cui era influencer, ne è la dimostrazione teoretica.
Patto fiduciario e…
In sostanza, mentre non esiste un patto di fiducia tra consumatori e media tradizionali in relazione alla pubblicità (c’è invece – e in forma marcata – in rapporto al contenuto delle trasmissioni, anche se il caso Vanna Marchi che fece crollare il modello delle televendite ha molti elementi in comune con questo), tra influencer e follower la dipendenza è netta.
… questione di fiducia
Una questione di fiducia, in sostanza.
Se non sopravvivono i governi, figurarsi gli influencer…
Che se fa cadere i governi, ben può distruggere un piccolo o grande influenzatore sociale.