Il telefonino e un’antenna in salotto

Viene chiamata ”femtocella” e rappresenta l’ultima novità in tema di integrazione fra telefonia fissa e mobile all’interno delle pareti domestiche


Gli operatori del settore, Google in testa, paiono molto interessati.
Se lo scenario preconizzato dai fautori dell’integrazione tra telefonia fissa e mobile appare verosimile, a breve gli operatori Gsm-Umts potrebbero installare delle piccole antenne direttamente nel salotto dei loro clienti.
L’ultimo step del percorso di evoluzione in atto nel campo dei sistemi di integrazione tra telefonia fissa e mobile si chiama “femtocella“ e di ciò ne dà notizia il Corriere di oggi (inserto Economia, articolo a firma di Andrea Lawendel). La cella è fisicamente una piccola antenna radio, mentre il prefisso “femto” proviene dalle scienze matematiche e sta ad indicare qualcosa di estremamente piccolo: un miliardesimo di milionesimo di metro.
Nella sostanza, si tratta semplicemente di una piccola antenna cellulare, chiamata in gergo tecnico “stazione base” e capace di coprire uno spazio fisico di ridotte dimensioni, come quello di un salotto, irradiando una bassissima potenza radioelettrica. A livello di strategie industriali l’obiettivo è di costruire le femtocelle secondo gli stessi criteri utilizzati per i modem della banda larga. Nulla a che vedere, però, con le “stazioni base” degli operatori telefonici, che sono antenne molto complesse e costose, costruite in poche decine di migliaia di pezzi l’anno. D’altro canto è però vero che la “femtocella” funziona nello stesso modo e si può considerare un’estensione domestica della rete Gsm-Umts. Con questa nuova tecnologia sarà possibile, da un lato estendere la copertura Umts dentro gli edifici, dove le alte frequenze radio faticano a propagarsi e, dall’altro, utilizzare la femtocella come erogatore di servizi multimediali in alternativa all’attuale offerta basata su telefonini che in esterno lavorano con la rete Gsm ed in casa si collegano ad internet via Wi-fi, effettuando anche chiamate Voip.
Secondo la società di ricerche Ovum, già nel 2008 si potrebbero vendere un milione di femtocelle, con una previsione di 6 milioni nel 2009, 12 nel 2010 e di 17 nel 2011. Rimangono però alcune barriere tecnico-commerciali: i clienti da soddisfare sarebbero moltissimi e l’antenna domestica andrebbe a lavorare su frequenze non libere, a differenza del Wi-fi. Comunque sia, i grossi costruttori come Nokia e Siemens si stanno adeguando e Google ha deciso di investire del danaro in aziende che producono femtocelle, come la britannica Ubiqisys. (Paolo Masneri per NL)

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