Il Tar accoglie l’appello di Petroni: non sarà destituito

“Non esistono le ragioni giuridiche”: bufera su Padoa Schioppa


Angelo Maria Petroni (foto), il consigliere della discordia, continuerà a far parte (ed a far sentire il suo “peso”) del CdA della Rai. Lo ha deciso il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso presentato dal consigliere eletto dalla CdL, contro la decisione del Ministro delle Finanze Padoa Schioppa di rimuoverlo dal suo incarico per “ragioni giuridiche”. Il Ministro lo aveva sfiduciato lo scorso 11 maggio, per far sì che la situazione, all’interno dell’infuocato Consiglio d’Amministrazione, si riequilibrasse. Il 28 maggio, però, Petroni aveva presentato ricorso al Tar del Lazio, con un’istanza di 37 pagine in cui chiedeva che le ragioni del suo allontanamento fossero riconosciute come “politiche” e non “giuridiche”. Lo scorso 4 giugno, tra l’altro, era stata fissata un’assemblea dei soci per decidere la nomina del successore del consigliere allontanato, ma il Tar aveva deciso di farla rimandare a dopo la decisione, che ieri è arrivata prontamente: Petroni non sarà destituito, continuerà a far parte del CdA perché le “ragioni giuridiche” addotte da Padoa Schioppa non erano tali. Ed è stata anche annullata l’assemblea che, dopo esser stata rimandata, era stata stabilita per il prossimo 11 giugno.
Ovviamente, il mondo politico non ha perso tempo, smaltita la sbornia dopo il caso Visco-Speciale, per rigettarsi nel solito tira e molla atto solo a screditare una parte piuttosto che un’altra. La CdL, come prevedibile e come ormai fin troppo spesso accade (e come del resto era accaduto da parte della Sinistra quando al governo c’era Berlusconi), ha chiesto le dimissioni immediate del Ministro delle Finanze, attaccato duramente, in particolar modo, dall’ex Ministro delle Comunicazioni del Berlusconi II, Maurizio Gasparri. “Ora via subito Padoa Schioppa” – ha tuonato l’onorevole di An – “è un incapace, una vergogna della Repubblica italiana”. Dello stesso parere Sandro Bondi, secondo cui, invece, “Petroni è un valente servitore dello Stato” (come Speciale, d’altronde: chissà perché quando si mette nei guai il Governo si è sempre fedeli o valenti servitori dello Stato!). Dall’altra parte, Roberto Ciullo, dei Ds, ha risposto che “la destra sta usando il provvedimento del Tar per continuare la sua ‘guerra sporca’ al Governo. A questi signori importa poco della Rai. A noi sì”. Arriva il turno, infine, del consigliere Nino Rizzo Nervo (l’unico, tra questi, che si pronuncia essendo accreditato per farlo, facendo parte egli stesso del CdA), che parla della decisione di Padoa Schioppa come di una “posizione piratesca”, sottolineando come “la responsabilità grave è innanzitutto dell’azionista che non è intervenuto con tempestività lo scorso anno quando l’azienda fu paralizzata dal caso Meocci”. Insomma, questo incessante rimuginare su presunte colpe di questa o quella parte politica porta ben pochi vantaggi all’azienda. Che è sempre lì, bloccata, tra conti in rosso e continui botta e risposta politici che di concreto hanno ben poco. (Giuseppe Colucci per NL)

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