Il settimanale Famiglia Cristiana è in crisi. Ma non è al capolinea

L’a.d. della controllante Editoriale San Paolo, don Vito Fracchiolla, disposto a tutto per risollevare le sorti del periodico cattolico con un piano di ristrutturazione che insista su tutto il gruppo


Dopo che in molte occasioni il rotocalco cattolico ha avuto modo di occuparsi della crisi della famiglia, oggi, il gruppo editoriale dei Paolini, si vede costretto a fare i conti con i numeri della crisi di Famiglia Cristiana. Una voragine davvero impressionante: nel 2007 i ricavi sono scesi da 79,90 milioni di euro a 69,95 (-10 milioni), con un prodotto operativo in caduta da 494 mila euro alla soglia stimata di -250 mila euro; inoltre, il risultato netto dell’ esercizio 2007 si è assestato su un passivo ammontante a 2 milioni di euro. Ascesa e tramonto del settimanale che riuscì, nel periodo in cui era diretto da don Leonardo Zega (1981-1997), a raggiungere un milione di copie distribuite? Sconfortante ed inutile reminescenza, se si pensa che dal 1999 al 2007 il periodico della Editoriale San Paolo (fondata dal Beato Giacomo Alberione nel 1914 e rispondente al nome di Società San Paolo, con la missione di evangelizzare servendosi dei moderni mezzi di comunicazione) ha registrato perdite per 26 milioni di euro. Sul fronte dei lettori le cifre sono altrettanto deprimenti: persi dal 1999 ad oggi 300.000 unità di pubblico, risultato che fa calare la diffusione del giornale paolino dell’11%.
Nel mondo della carta stampata, questi, sono numeri che probabilmente non lascerebbero spazio a decisioni diverse da quella di mettere la testata in liquidazione; invece, le caparbie intenzioni dell’a.d. della cattolica editrice, don Vito Fracchiolla, prefigurano un convinto rilancio della storica pubblicazione. Legittimo a tal proposito il sospetto di taluni malpensanti che gran parte della risoluzione di questa crisi sia affidata alle casse vaticane. In merito, però ed è bene sottolinearlo, nessun commento perviene dai diretti interessati. I manager paolini, piuttosto, si sono determinati a seguire una complessiva riorganizzazione del settimanale, tagliando anche sul fronte del dispiegamento delle redazioni periferiche cominciando, in base alla notizia che circola dallo scorso 25 gennaio, con la chiusura di quella di romana (9 giornalisti).
Nella cornice della sede milanese dell’Editoriale San Paolo, i dirigenti del gruppo sono intenzionati a riportare in attivo le casse della loro amministrata, nella cui orbita ruota una galassia di ben dieci diverse testate: oltre a Famiglia Cristiana, Il Giornalino, Letture, Jesus, Club 3, Vita Pastorale, Famiglia Oggi, G-Baby, La Domenica, Gazzetta d’Alba, Madre di Dio, Il Cooperatore Paolino. Il restyling li interesserà tutti e, a tal proposito, don Vito Fracchiola, commentando il piano di ristrutturazione proposto al consiglio d’amministrazione (Italia Oggi, 18/01/2007, p. 32), dipana il rilancio da tre parole chiave: “riorganizzazione”, “concentrazione” e “razionalizzazione”. Proseguendo nell’esposizione, poi, chiosa su di un altro punto focale della ristrutturazione descrivendo la nuova strategia promozionale, linea guida dei futuri progetti paolini, che si baserà sulla creazione di “un’unica rete promozionale sul territorio al posto delle tre reti differenziate della Diffusione San Paolo, dei Periodici San Paolo e della Saie” . Inoltre, i giornalisti di Famiglia Cristiana (la cui direzione rimane in capo a don Antonio Sciortino – foto – affiancato dal neo vicedirettore don Giusto Truglia) e del mensile Jesus, saranno riuniti nella sede milanese, fatta eccezione per quelli distaccati presso la sala stampa del Vaticano e del Parlamento. Immancabile una rivisitazione dell’offerta predisposta on-line, “grazie a contenuti diversi a quelli cartacei o cavalcando inchieste proprie. Il tutto con il logo di Famiglia Cristiana in primo piano, per mantenere il contatto con il pubblico già fidelizzato della versione cartacea”, aggiunge l’a.d. della capogruppo. Ulteriore novità allo studio è quella del lancio di canali in digitale terrestre, derivazione delle due emittenti locali Telesubalpina (Torino) e Telenova (Milano), riconducibili alla stessa Editoriale San Paolo e uniche vere, grandi (e riconosciute), soddisfazioni del gruppo (soprattutto Telenova, ben diretta e organizzata, è tra le più seguite stazioni tv lombarde).
Insomma, c’è veramente tanta carne al fuoco, per giunta condita dalla certezza di voler mantenere con i “cugini” della Conferenza Episcopale Italiana un cordiale rapporto di collaborazione, escludendo con ciò la fusione con il gruppo editoriale del quotidiano Avvenire (e questo perché c’era anche chi ipotizzava un tale epilogo della crisi).
Volendo spendere due parole in merito a questi ambiziosi progetti, ci pare di poter sottolineare come la confraternita dei Paolini sia ben lungi dall’accettare supinamente la sconfitta restituita dai risultati operativi delle compagine societaria di riferimento. La manifestata convinzione di voler a tutti i costi rilanciare le iniziative cattoliche di questa sponda confessionale (nella speranza che non si tratti di mero accanimento terapeutico), pare si attagli al ricordato spirito originario della Società San Paolo, in seno alla quale si consolidò l’idea che la nuova frontiera dell’evangelizzazione fossero i nuovi mezzi di comunicazione; rispettabile posizione, se non fosse che, magari, procedere con i paraocchi non sempre è la scelta migliore: una società in crisi, talvolta, può risanare i bilanci anche riducendo il proprio peso nel mercato di riferimento e dedicandosi maggiormente alla cura della sua mission (magari concentrandosi sulle nicchie di successo, come la tv, e, nella specie, Telenova, che avrebbe tutte le premesse e le potenzialità per assurgere a superstation). Ci sembra che, nel caso in esame, parecchie risorse economiche dovranno continuare ad essere impiegate per il mantenimento di un simile carrozzone editoriale, figlio dell’utopia che vede al centro degli interessi della Chiesa anche e soprattutto la contemporanea presenza in tutti quei luoghi dove si discutano le scelte politiche. Forse, ma questa è solo la nostra opinione, indietreggiare di qualche posizione costituirebbe un buon punto di partenza ai fini di un’effettiva riscoperta dei valori fondanti il movimento cattolico, degno di tutto il nostro rispetto, ma oggi obiettivamente troppo penetrante nei percorsi evolutivi di una laica democrazia. Senza con ciò auspicare la scomparsa delle pubblicazioni dell’Editoriale San Paolo, vorremmo soltanto sollecitare una proficua riflessione sul punto. (Stefano Cionini per NL)

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