A settembre 2021 l’attenzione dei radiofonici era catalizzata sul Refarming FM volto all’eliminazione delle frequenze (prevalentemente) adriatiche incompatibili con le emissioni estere.
Cosicché l’emergenza energetica, i cui segnali erano già presenti ed evidenziati da questa testata in un articolo del 15/09/2021, erano stati (dai più) sottovalutati.
Quest’anno è esattamente il contrario: la crisi elettrica sta ponendo il problema del Refarming FM (che nella sostanza è un piano FM sommario) su un secondo piano.
Distrattamente distante dal primo. Eppure la problematica esiste e sotto la cenere la brace brucia ancora.
Anche perché croati e sloveni continuano a soffiarci sopra, mentre qualche editore comincia a pensare che, vista l’esperienza televisiva (col refarming della banda 700 MHz che ha ridotto drasticamente le potenze d’esercizio ed il numero degli impianti), un etere pianificato consentirebbe risparmi sui costi d’esercizio notevoli.
Di tutt’altro avviso la maggioranza dei player radiofonici sentiti da NL, che ritiene deleteria una pianificazione ex post dell’etere.
Refarming FM
Sta di fatto che, a quanto risulta a NL, nelle ultime settimane si è registrata l’ennesima intensificazione delle doglianze interferenziali.
E ciò nonostante, proprio per i rincari energetici, i segnali italiani siano mediamente diminuiti di 4-5 dB. D’altra parte, il deficit contestato (a torto o a ragione) dagli stati esteri è generalmente nell’ordine dei 10-20 dB.
Nuove diffide in arrivo
E’, quindi, altamente plausibile la notifica, a breve, di nuove contestazioni alle emittenti titolari di diffusori FM che si affacciano sull’Adriatico o comunque su aree critiche di confine, come la Svizzera (che pure dismetterà la FM nel 2024), con il conseguente avvio dei relativi procedimenti amministrativi.
Dossier
Istruttorie che riporteranno sopra agli altri fascicoli il dossier Refarming FM. Già depositato sul tavolo del nuovo ministro allo Sviluppo economico che si insedierà dopo le elezioni di fine settembre.