Il reato di diffamazione incombe sui dibattiti politici televisivi

La Corte di Cassazione invita alla correttezza e al fair play


Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione (Sezione Quinta Penale n. 32015 del 28 settembre 2006, Pres. Nardi, Rel. Marasca) ha stabilito che gli attacchi denigratori contro la persona possono configurare il reato di diffamazione. L’occasione per la pronuncia della Suprema Corte è venuta da una controversia nata fra consiglieri comunali di opposti schieramenti. Durante una seduta del consiglio comunale, un rappresentante dell’opposizione aveva accusato il capogruppo della maggioranza di essersi arricchito con la politica e di avere interi cimiteri, non semplici scheletri, negli armadi. Il destinatario di queste accuse aveva, poi, querelato il consigliere suo accusatore, ottenendone la condanna per diffamazione, sia primo sia in secondo grado. Con la sentenza di questi giorni, la Suprema Corte ha respinto il ricorso del querelato, escludendo per questi l’esimente dell’esercizio del diritto di critica. Infatti, nel caso in questione, le espressioni usate, secondo l’opinione della Corte, più che criticare fatti e/o specifici comportamenti, miravano a denigrare la persona dell’antagonista. In altri termini, secondo la Corte, si trattava di argomenta ad hominem inaccettabili secondo la consolidata giurisprudenza di legittimità. Questa decisione della Corte potrà avere una ricaduta anche sugli accesi dibattiti politici televisivi nei quali spesso viene denigrata la persona dei propri avversari politici, che, però, d’ora in poi potranno appellarsi al reato di diffamazione. Nella sentenza della Corte viene fatto notare che attualmente, con grande frequenza, “si assiste anche in televisione ad inaccettabili scambi di contumelie tra personaggi che dovrebbero, invece, compiere pacatamente valutazioni, sia pure discordanti, per consentire al pubblico un approfondimento delle questioni trattate”. Tuttavia, secondo il parere della Corte, una simile circostanza non può certo “legittimare qualsiasi espressione anche in sedi ove il confronto, sia pure aspro, dovrebbe essere caratterizzato da una correttezza e da un fair play tra la parti, che segna l’approdo ad una democrazia tranquilla e matura”. (MC per NL)

Foto: Tribuna politica (da Pagine70.com)

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