Natale è intervenuto al convegno sull’informazione organizzato a Roma dalla Fnsi con l’Ordine dei giornalisti, l’Associazione nazionale partigiani italiani di Roma e l’università di Tor Vergata. Per Zavoli il problema è il pluralismo.
La stampa italiana ne ha abbastanza dei continui attacchi da parte del Presidente del Consiglio. I ricorrenti piagnistei di Berlusconi per colpevolizzare quella parte d’informazione che gli è avversa iniziano ad infastidire chi sull’imparzialità e sulla completezza dell’informazione vigila giornalmente. Nel corso di un incontro tenutosi a Roma ed organizzato dalla Federazione Nazionale della Stampa, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, l’Associazione partigiani italiani di Roma e l’Università di Tor Vergata, uno dei temi su cui ci si è più concentrati è stato, ovviamente, il recente rapporto di Freedom House che pone il nostro Paese, unico caso nell’Europa Occidentale, nella fascia delle nazioni “Parzialmente Libere”. Tra le cause di questa sciagura per il nostro mondo dell’informazione (ma su cui pare che la stampa abbia posto un velo di silenzio, data la scarsa eco che la notizia ha avuto sui media mainstream, come volevasi dimostrare), reperibili in un articolo pubblicato pochi giorni fa da questa testata, a farla da padrone, neanche a farlo apposta, è l’altissima concentrazione del potere sui media nelle mani di pochi. In questo caso, in particolare, del Presidente del Consiglio. Questa circostanza, così drammatica per il giornalismo italiano e su cui ci dovrebbe essere molto da riflettere, è stato argomento non solo di discussione all’interno del congresso di Roma, ma anche di vere e proprie invettive rivolte al Premier, accusato d’avere in mano un potere mediatico spropositato e di farsi beffe della stampa, nascondendolo dietro un immaginario accanimento da parte dei giornalisti, persino dei suoi dipendenti. “Nei giorni scorsi – ha preso la parola Roberto Natale, presidente della Fnsi – il rapporto della Freedom House aveva classificato l’Italia come unico Paese “parzialmente libero” dell’Europa occidentale, insieme alla Turchia, a causa soprattutto della elevata concentrazione dei media”. La risposta di Berlusconi, sull’emittente televisiva francese France 2, è stata sconcertante. “Sempre la stampa e la tv sono contro chi è al potere – ripete testualmente Natale, ma le parole del Premier non suonano certo nuove – E in Italia, contrariamente a quello che si pensa all’estero, lo sono il 90% della stampa e tutte le televisioni, comprese le mie. Tutti vogliono dimostrare di essere indipendenti. E tutti i giorni le tv, anche le mie, dicono qualcosa contro di me”. “Sembra satira – è il commento del presidente – ma viene il dubbio che il premier scambi per atto ostile il normale esercizio dell’autonomia professionale”. E ancora: “Nemmeno l’elevato consenso del quale l’on. Berlusconi gode in questo momento nel Paese può giustificare un così smaccato stravolgimento della realtà delle cose; tanto più in giorni in cui il presidente del Consiglio ha mostrato ancora una volta di poter disporre a piacimento di tutti i mezzi necessari alle sue campagne mediatiche. Se non vuole prendere atto di ciò che tutti gli osservatori internazionali vedono con chiarezza, almeno eviti di raccontarci favole. Siamo maggiorenni anche noi”. Non manca, ovviamente, chi la pensa in modo diametralmente opposto. Si tratta di Giorgio Lainati, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai, nonché membro del PdL. “Da anni il presidente della Federazione Nazionale della Stampa Roberto Natale si impegna a negare la realtà e l’evidenza dei fatti accusando il Presidente del Consiglio di disporre a piacimento di tutti i mezzi necessari alla sua campagna mediatica – dice – sia negli anni di Governo che in quelli di opposizione, Berlusconi e’ stato ed è oggetto di pesanti critiche di duri attacchi da parte dei programmi di approfondimento giornalistico della televisione pubblica e privata. I giornalisti militanti della Rai scendono puntualmente in campo per costruire programmi privi di pluralismo e di contraddittorio, elementi fondamentali di una libera e democratica informazione”. Invero, lascia inquieti che a rilasciare queste dichiarazioni sia un membro, scelto dal governo, della commissione che dovrebbe vigilare sul pluralismo della tv pubblica e che, invece, si lascia andare ad invettive da campagna elettorale. A portare un po’ d’equilibrio tra le parti è stato l’intervento del fresco di nomina Presidente della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli, secondo cui gli elementi principali per garantire un’informazione di qualità e non “parzialmente libera” sono “il pluralismo e la completezza”. “Il pluralismo si ottiene dalla somma delle testimonianze che si danno – dice – ci sono talk show nei quali molti ospiti forniscono più punti di vista, ma anche programmi nei quali un solo giornalista si confronta con un solo interlocutore: in tal caso si dovrà tener conto dell’intero ciclo di programmazione per capire se l’arco delle testimonianze abbia rappresentato nel suo insieme il sentire pubblico”. Zavoli conclude, con il classico tono pacificatorio di chi si trova a ricoprire una carica di “vigilanza”, sostenendo come il servizio pubblico debba “partecipare con i suoi mezzi e i suoi talenti a favorire la crescita culturale e civile del Paese”. Sì, ma per farlo ha bisogno di svincolarsi dalle ingerenze dei partiti, dalle nomine di governo e dal sostanziale monopolio attuale dal Presidente del Consiglio. (Giuseppe Colucci per NL)