Roma – Un’accusa secca, pesante, quella piovuta formalmente ieri sul capo di Google o, meglio, di due dei suoi massimi dirigenti. È l’accusa formulata dal Pubblico Ministero di Milano Carlo Nocerino, che da lungo tempo sta indagando sulla filiera della raccolta pubblicitaria e dei profitti di Google in Italia e su come vengono gestiti questi introiti dal Google group. Kent Walzer, rappresentante di Google in California, e Grahm Law, responsabile delle attività di Google Irlanda, sono formalmente accusati di aver omesso la dichiarazione di redditi per importi piuttosto rilevanti.
In particolare, secondo Nocerino Google avrebbe occultato agli occhi del Fisco italiano qualcosa come 240 milioni di euro, profitti che avrebbero dovuto corrispondere a circa 50 milioni di euro di imposte che non sono però mai state pagate.
Le indagini condotte dalla Procura si sono basate grandemente sul rapporto che la Guardia di Finanza ha steso nei mesi scorsi dopoché gli agenti avevano iniziato a raccogliere i materiali e i documenti forniti da Google, che già all’epoca aveva spiegato di voler collaborare al massimo grado con gli inquirenti affinché ogni dubbio venisse rapidamente dissolto. Così non è, ora quei dubbi si sono trasformati in una ipotesi di reato secondo cui le attività condotte in Italia da lungo tempo sarebbero state mascherate dietro le attività delle due società estere di Google. Una eventualità che secondo gli inquirenti prefigura un reato, in quanto al Fisco non sarebbero stati dichiarati i redditi generati da una società che in Italia dispone di una “organizzazione stabile”, e in quanto tale tenuta a pagare le imposte come ogni altra azienda. Le attività di Google nel nostro paese sarebbero dunque state impostate in modo tale da sottrarsi ai doveri previsti dalla normativa fiscale italiana.
Immediata la reazione di Google Italia, che sottolinea la complessità della struttura e ribadisce la propria disponibilità a descrivere le proprie operazioni nel dettaglio. “Google Italy – recita una nota – è stata costituita cinque anni fa e rappresenta una struttura di supporto e consulenza alle aziende italiane per l’utilizzo delle piattaforme digitali e la comunicazione relativa ai prodotti consumer. Google Italy svolge una funzione essenziale per la divulgazione della conoscenza di internet a beneficio anche di tutto quel settore dell’economia italiana che opera su internet”.
“Come le altre aziende presenti in più paesi – continua la nota diramata dall’azienda – Google paga le proprie tasse in Italia ed in Irlanda secondo le norme di legge in vigore, alle quali si attiene in modo rigoroso. Continueremo a collaborare con le autorità fiscali italiane per dimostrare che abbiamo dichiarato e pagato le tasse nel modo più corretto”.
I legali di Google in Italia, Giuseppe Vaciago e Giuliana Polacco, hanno poi insistito sul fatto che “Google ha applicato le norme di legge secondo la corretta interpretazione a livello nazionale ed internazionale”. A loro dire, inoltre, “l’amministrazione finanziaria ha fornito una propria lettura sotto il profilo squisitamente fiscale. Dal punto di vista penale non sussiste nessun reato, e la procura di Milano ha già archiviato in casi analoghi”.
Dopo la chiusura di questa fase di indagini si attende l’apertura formale del procedimento: entro i prossimi 20 giorni i responsabili di Google e i loro legali potranno richiedere di essere ascoltati. Tutti gli atti di indagine sono a loro disposizione.