Il “Papa week” si è concluso, ma dal Tg1 trapelano presunti contrasti con la Santa Sede

“ItaliaOggi” sostiene che per la prima volta il tg di Raiuno non sia perfettamente allineato con la politica vaticana. A giudicare dai servizi in onda dopo il caos alla “Sapienza” non si direbbe


Il capo della Conferenza Episcopale, monsignor Bagnasco, ha chiamato tutti i fedeli a raccolta domenica mattina in Piazza San Pietro per una sorta di “Papa-day”, è stato un trionfo. Il vero trionfo del Pontefice, però, era già iniziato alcuni giorni prima, in occasione dei ben noti fatti della “Sapienza”, trasformando la settimana appena trascorsa in un vero e proprio “Papa-week”. Solidarietà al Pontefice è giunta da ogni dove, nessuno ha risparmiato parole di sostegno a Benedetto XVI, criticando aspramente, e giustamente, gli studenti che hanno provocato il marasma che lo ha spinto a rinunciare alla sua visita. Tutti gli organi d’informazione si sono stretti attorno al Papa, cui sarebbe stata negata la libertà di parola. I telegiornali, all’unisono, hanno condannato le gesta violente degli studenti facinorosi e compatito la difficoltà del Pontefice che, suo malgrado, ha dovuto rinunciare ad inaugurare l’anno accademico dell’Università romana. Lo hanno fatto, però, mettendo forse da parte un po’ di spirito critico e aderendo dogmaticamente alle ragioni di Sua Santità.
Su “ItaliaOggi” di mercoledì 16, tuttavia, a pagina 4, un curioso quanto interessante articolo a firma di Marco Castoro svelava alcuni presunti retroscena circa il rapporto che intercorre tra la Santa Sede ed il Tg1 diretto da Gianni Riotta. Secondo il giornalista, infatti, esisterebbero dei contrasti tra la redazione del primo tg d’Italia e l’entourage di Papa Ratzinger, che prefigurerebbero per la prima volta in cinquantatrè anni di storia della tv una non perfetta adesione alla politica pontificia da parte del telegiornale anticamente gestito dai vertici della Dc. Le motivazioni sarebbero diverse: prima tra tutte, un supposto smacco che Bagnasco, appena eletto a guida della Conferenza Episcopale, fece a Riotta. A quanto pare, di fatti, il direttore già pregustava l’intervista in esclusiva dopo la nomina, esclusiva che invece andò a Mauro Mazza e al suo Tg2. Che probabilmente aveva più Santi in Paradiso. Ora, la serie delle “pizzicate” tra la redazione di Riotta e il Vaticano non si ferma certo qui. Appena approdato alla guida del tg, infatti, l’ex vice di Paolo Mieli al “Corriere” nominò come vaticanista ufficiale Aldo Maria Valli, mandando su tutte le furie Fabio Zavattaro che, vicino agli ambienti di Ratzinger, pensava di avere già la poltrona in tasca. Oltretutto, Valli sarebbe molto caro al Cardinal Martini, come noto, fiero oppositore dell’attuale Pontefice. Altra provocazione, poi, sarebbe venuta dalla strenua volontà di Riotta di avere come commentatore dei fatti vaticani, Joaquin Navarro Valls, illustre giornalista nonché per ventitré anni addetto stampa vaticano all’epoca di Giovanni Paolo II, che lo volle con sé nel 1984 e vi collaborò fino alla sua scomparsa, nell’aprile 2006. Resterà nella storia del piccolo schermo il suo commosso ed emozionante discorso che annunciava la morte di Papa Wojtyla davanti ad una sala stampa gremita. Ebbene, Navarro Valls fu uno dei primi epurati dopo l’avvento di Benedetto XVI: le motivazioni, ovviamente, non si conoscono (dalle sale vaticane non trapela mai nemmeno una mosca su certe questioni), si sa, però, che Riotta glielo ha soffiato con indubbio piacere.
Al termine di questa breve rassegna sarebbe lecito pensare che, almeno dal punto di vista dei meri interessi terreni, non corra propriamente buon sangue tra il tg più seguito d’Italia (e che Ratzinger ha più volte dichiarato di seguire quotidianamente) e la Santa Sede. Di certo, si sarebbe portati a cambiare idea vedendo una qualsiasi delle puntate del tg della scorsa settimana, aperte e dedicate in gran parte agli innumerevoli attestati di solidarietà nei confronti del Pontefice censurato, valicando fin troppo spesso i limiti della notiziabilità per cadere in un’eccessiva commiserazione. Così come hanno fatto tutti gli altri telegiornali nazionali, nessuno escluso. Come se l’atto di rinunciare alla visita per presunti pericoli alla sua incolumità o per la sconveniente possibilità di ritrovarsi davanti una platea che, come giornalmente accade a uomini politici e professionisti d’ogni settore, non lo acclama ma, seppur in minoranza, lo contesta, fosse un atto obbligato e perciò valoroso. Non spetta certo a noi entrare nel merito della questione, anche perché il nostro mestiere ci insegna che anche solo contestare la possibilità che a qualcuno venga arrogato il diritto di parola in una qualsiasi situazione pubblica o privata è un atto vile e antidemocratico. Un po’ degli ettolitri d’incenso versato dall’informazione italiana fino ad un paio di giorni fa, però, pare francamente eccessivo. (Giuseppe Colucci per NL)

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