S’è insediato sulla poltrona più prestigiosa di Studio Aperto, ha 39 anni, è da sempre nell’orbita dei media berlusconiani. Si chiama Giorgio Mulè (foto), già caporedattore de “Il Giornale”, collaboratore di “Panorama”, “Economy”, prima dell’esperienza come direttore a “Videonews”, il giornale di contenuti televisivi trasversale alle tre reti Mediaset (che ora vede come direttore Enrico Brachino). Da quando, circa due settimane fa, s’è insediato alla direzione del tg di Italia1 il suo nome è divenuto sempre più ricorrente tra gli addetti ai lavori; spesso etichettato dai detrattori come una sorta di “raccomandato”, forse per via dell’età da “enfant prodige”. Il suo telegiornale, nonostante la formula un po’ americana dei “fatti separati dalle notizie”, non si discosta molto, per ora, dal modello Giordano, “gnocca, gnocca, gnocca”.
Nei progetti di Mulè, comunque, c’è un tg il cui target resti molto giovane (20-40 anni), con notizie utili, approfondimenti rapidi, molta cronaca ed un pizzico di gossip. Meno attenzione alle tematiche futili ed un principio fondante: “News you can use”, ossia dare solo informazioni che servano, che siano riutilizzabili dal telespettatore, che abbiano per lui una valenza pratica. E poi, una conduzione pacata, senza bisogno di ricorrere a punti esclamativi, “perché questi vengono dati dai protagonisti stessi”, chiarisce in un’intervista ad “ItaliaOggi”. Certo, lo show business resterà al centro dell’informazione di Studio Aperto, perché interessa ai giovani. Ma il monito che il neodirettore lancia riguarda proprio loro, i giovani: “Per non cadere nello stereotipo giovanilistico bisogna evitare di avere un linguaggio pedagogico”. (L.B. per NL)