Franco Abruzzo.it
di Alberto Spampinato
Mercoledì 30 ottobre a Caserta e a Casal di Principe i giornalisti hanno pronunciato pubblicamente un giuramento d’Ippocrate della categoria che non era mai stato enunciato con tanta chiarezza e che si può riassumere in questa formula: nessuna notizia può restare inedita, il cronista che corre rischi per osservare questa regola deve avere il sostegno aperto, corale, convinto, senza distinguo degli altri giornalisti. E’ una novità di grande rilievo, anche perché la nuova regola è stata declinata, per le rispettive responsabilità sia dal sindacato dei giornalisti, sia dallorgano di autogoverno della deontologia professionale.
E’ una novità che giunge mentre si assiste all’acutizzari di una situazione di emergenza che dura da troppo tempo, che riguarda soprattutto l’informazione sulla mafia, sulla camorra e su altre forme di criminalità e che si manifesta con il moltiplicarsi dei casi di cronisti minacciati, intimiditi, costretti a vivere sotto scorta e spesso costretti, altresì, a difendersi da attacchi, accuse, critiche di altri giornalisti che non condividono il giuramento d’Ippocrate come sopra formulato. Era ora che si facesse chiarezza su questo punto cruciale, che gli organismi rappresentativi della categoria dicessero a chiare lettere che l’identità professionale non può essere interpretata con troppa indulgenza e disinvoltura, che c’è nei nostri comportamenti un limite oltre il quale si perde il diritto di essere considerati giornalisti. Siamo ad una affermazione di principio importante. Riecheggia la presa di posizione d ella Confindustria siciliana che ha detto: chi paga il pizzo non può essere nostro socio. Oggi la Fnsi e l’Ordine dei giornalisti dicono: chi paga il pizzo in termini di censura o di autocensura non può stare con noi.