Pare certamente una scelta curiosa quella che ha spinto la redazione de “il Manifesto”, quotidiano comunista, a contattare Sergio Cusani (foto) perché aiuti il giornale ad uscire dallo stato di perenne crisi economica in cui versa. Da un anno, infatti, i giornalisti de “il Manifesto” sono in cassa integrazione e non ricevono stipendi da cinque mesi. Molti appelli sono stati rivolti ai lettori, sulle pagine del quotidiano, perché sostengano la loro causa, si è ricorso anche a sottoscrizioni, ma a nulla è valso. Ci vorrebbe un miracolo per cancellare il rosso dalla casella del bilancio, ci vorrebbe un mago. Il mago, quelli de “il Manifesto”, l’avrebbero trovato: si tratta, appunto, di Sergio Cusani, ex finanziere, cresciuto alla scuola di Serafino Ferruzzi e Raul Gradini, nonché elemento base del caso Enimont. Per questa vicenda giudiziaria, una delle più scabrose dell’intera Tangentopoli, Cusani è stato condannato a cinque anni e sei mesi di carcere (di cui quattro scontati in cella), risultando l’imputato ad aver scontato la pena più pesante per la tangente Enimont, tra banchieri, manager di Stato, industriali e politici. Ora, scontato pienamente il suo debito con la giustizia, si occupa dei problemi dei detenuti e collabora con i sindacalisti di Fiom-Cgil, per i quali svolge un’attività di monitoraggio delle aziende in crisi. Proprio per questo è stato contattato, pare, dalla redazione del quotidiano comunista per sottoporgli i libri contabili e cercare insieme d’uscire da una situazione disperata. Il contatto tra le parti c’è stato quattro giorni fa, secondo quanto afferma il “Corriere” nel numero odierno, ma nessun accordo è stato ancora firmato. (Giuseppe Colucci per NL)