Il giorno nero del Cebit

180 agenti si sono riversati sulla grande fiera dell’elettronica. Se ne sono andati solo dopo aver sequestrato una gran quantità di gadget. Gli ispettori: chi viola brevetti sa di rischiare, è ora di finirla


da Punto informatico

Hannover – Il mercoledì del Cebit, la maggiore fiera dell’elettronica d’Europa, è stato segnato da un raid della polizia senza precedenti per dimensioni e durata. 180 agenti della polizia locale e tre ispettori si sono infatti riversati nelle sale affollate di stand a caccia di una quantità di prodotti e gadget. Il motivo? Una complicata storia di brevetti.

In particolare, la polizia doganale tedesca ha condotto al Cebit la seconda parte di una più ampia indagine sul giro di dispositivi mobili ritenuti illegali, prodotti la cui presenza al Cebit sarebbe abusiva in quanto frutto di violazioni di brevetti.

Il primo stand ad essere preso di mira è stato quello di Meizu: alla vigilia del Cebit il produttore orientale era stato accusato di aver clonato l’iPhone e qualcuno aveva ribattezzato iClone il suo dispositivo. In realtà si è poi saputo che il sequestro realizzato dagli ufficiali di polizia sarebbe dovuto all’utilizzo di tecnologie multimediali senza licenza integrate in un suo player mp3.

Ma non sarebbero solo i player illegali ad aver motivato l’operazione. C’è anche chi parla di brevetti su DVD, mpeg4, su altri sistemi di compressione digitale e trasmissione. È stato anche fatto il nome dell’italiana Sisvel, la società che come noto rivendica alcuni importanti brevetti proprio in questi ambiti, brevetti peraltro riconosciuti da importanti nomi del settore. Un insieme di violazioni, insomma, che ha spinto gli ispettori ad ordinare ai propri numerosi agenti di procedere con una misura drastica: sequestrare i dispositivi. In particolare, alla fine del blitz tra gli stand del Cebit i poliziotti se ne sono andati con 68 scatole piene di gadget elettronici, documentazione varia nonché volantini e materiali pubblicitari.

Le cronache raccontano che tutti i rappresentanti delle aziende agli stand hanno collaborato con la polizia, con una sola eccezione: in quel caso la persona è stata portata alla stazione di polizia dove avrebbe subito un breve interrogatorio prima di essere rilasciata.

Nel complesso sono stati perquisiti gli stand di 51 imprese e tutte per questioni che sembrano collegate a contraffazione o violazione di brevetto. Di queste 51, 24 sono società cinesi (3 di Hong Kong), 12 vengono da Taiwan, 9 sono imprese tedesche. Le ultime tre sono ditte giunte al Cebit dalla Polonia, l’Olanda e la Corea del Sud.

La polizia ai giornalisti ha rilasciato pochi commenti, limitandosi a ricordare come il problema della violazione dei brevetti non rappresenti un fatto inedito al Cebit. “Tutto questo – hanno spiegato gli agenti – si deve all’aumento negli anni delle denunce dei detentori dei diritti di brevetto contro certe esposizioni al Cebit”. Secondo la polizia, inoltre, tutte le società coinvolte nel raid erano state avvertite “con grande anticipo” da chi detiene i diritti di brevetto, un avvertimento che preludeva ad una successiva iniziativa sul campo.

Secondo gli ispettori, quanto avvenuto nelle scorse ore è “di gran lunga” la più imponente operazione di perquisizione mai effettuata al Cebit. Hanno poi specificato che una violazione industriale di brevetto può portare a multe molto pesanti e sanzioni che possono comprendere anche cinque anni di carcere. L’ispettore Hans-Juergen Lend Eckel ha spiegato di sperare che un’azione di questa portata possa costituire “un segnale” per gli espositori, affinché non si ripetano più episodi di violazione.

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