Partendo dal presupposto che il giornalismo politico non è del tutto imparziale nel raccontare e riferire quanto di più interessante accada nella vita di un paese, il giornalista Mario Prignano illustra i fondamenti di questo tipo di professione, che per sua natura si svolge in particolare nel contesto di chi il Parlamento lo vive davvero. Prignano spiega che molto spesso il rapporto che si va ad instaurare tra giornalisti e politici non è altro che quello che potrebbe maturare in un piccolo villaggio, dove tutti sanno tutto di tutti e dove sussistono i più tradizionali sentimenti di simpatia e antipatia tra i diversi soggetti che vivono e costituiscono il paese. Un modo per spiegare che una delle metodiche più comuni per affrontare questo tipo di giornalismo è quella tradizionalmente conosciuta con l’espressione do ut des, dove il politico che offre per primo la notizia, è allo stesso tempo il primo a desiderare quell’enorme visibilità che il professionista dell’informazione può quasi sempre concedergli, facendo della vanità l’unico aspetto che accumuna di fatto le vite di due professioni parallele. Ma scrivere di politica in modo corretto ed obiettivo è ancora possibile, forse però solo ricorrendo ad una serie di trucchi del mestiere, senza i quali non sarebbe possibile scansare i pericoli che questa affascinante professione nasconde ad ogni angolo. Parte da qui la riflessione di Mario Prignano sull’attuale stato del giornalismo politico italiano, raccontata da chi per anni ha raccolto materiale, conversazioni e aneddoti con penna e taccuino, trovando i migliori escamotage per proseguire indenne il suo difficilissimo lavoro. Il volume Il giornalismo politico è edito da Rubbettino, collana Focus (pagg. 161; € 9,00). (Marco Menoncello per NL)